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Commessa in Belgio per Ansaldo Nucleare

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centrale1Roma, 24 ott – Con il referendum del 2011 l’Italia ha rinunciato a riprendere in considerazione lo sfruttamento di energia da fonte nucleare. Le imprese italiane attive nel campo sembrano invece non subire gli effetti della consultazione popolare. Dopo Enel, che nonostante l’abbandono del progetto Flamanville continua nell’esercizio delle centrali slovacche, si muove anche Ansaldo Nucleare. La controllata al 100% di Ansaldo Energia ha infatti appena ottenuto in Belgio una commessa da 7 milioni di euro per la progettazione di un reattore di nuova generazione. Oltre alla produzione di elettricità, l’impianto di natura sperimentale (denominato Myrrha) include anche un sistema innovativo di trattamento delle scorie volto a ridurre la loro relativa pericolosità.

Si tratta nello specifico di una tecnologia sviluppata proprio in Italia negli anni novanta da Carlo Rubbia ma, a detta di Roberto Adinolfi, ad di Ansaldo Nucleare, «Nel nostro Paese non si è arrivati al punto di realizzare una facility di grandi dimensioni come in Belgio». Continua sempre Adinolfi: «Questo reattore, a differenza di quelli tradizionali, non è in grado di innescare una reazione a catena. Normalmente le centrali generano prodotti di fissione che hanno vita di centinaia di migliaia di anni e, una volta diventati rifiuti, devono essere messi in depositi speciali. Con Myrrha, invece, si potranno sottoporre quelle scorie a un bombardamento di neutroni che potrà ridurre la loro vita radioattiva a un migliaio di anni ma scendendo, già, nel giro di 200 anni, a una radioattività paragonabile a quella, esistente in natura, di una miniera di uranio».

Nel tentativo di superare le problematiche connesse alla sicurezza, il nucleare sembra quindi vivere un ennesimo rinascimento. Anche in Europa, dove è notizia recente la scelta inglese di costruire una nuova centrale capace di soddisfare il 7% della domanda interna. Se a questo si aggiungono le decine reattori attualmente in costruzione sparsi per il mondo e la scelta del Giappone –al di là della propaganda– di non chiudere le sue centrali che ancora contribuiscono ad una parte importante del fabbisogno, la fatalità di Fukushima sembra non aver influito a livello globale sulla validità e l’opportunità di sfruttare l’uranio per fini civili.

Filippo Burla

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