Roma, 27 giu โ Doveva essere lโanno della svolta, ma si chiuderร con un sostanziale nulla di fatto. Dal 2007 ad oggi, i piรน variegati segnali sono stati sempre entusiasticamente interpretati come punti da cui partire per agganciare una sempre piรน lontana crescit che, puntualmente, non si รจ verificata.
Enrico Letta, a fine 2013, aveva fissato lโasticella allโ1%. Una soglia psicologica, un obiettivo che potesse davvero segnare il cambio di marcia. I numeri si erano poi via via assottigliati, con lโimmediato rientro in โarea prefissoโ attorno al piรน contenuto 0.7%. Al giro di boa di metร anno, il centro studi di Confindustria rivede ulteriormente le stime: un modesto 0.2% questโanno, lโ1% solo con il 2015. Motivo della revisione lโinatteso calo del primo trimestre, originariamente previsto in crescita.
Si tratta di previsioni, con tutto il corollario di incertezze. Si legge nel rapporto: ยซIlย recupero sarร lento e soggetto a rischi al ribassoยป, non escludendo quindi che -a consuntivo- si possa addirittura rientrare nellโarea della stagnazione o, peggio, della recessione. Le necessitร sono messe nero su bianco e secondo lโassociazione guidata da Squinzi occorre ยซRipartire dagli investimenti, ridurre eย semplificare la tassazioneย sul reddito di impresa per fare impresa, sbloccando il creditoย e sfruttando appieno gli importantiย fondiย della precedente e attuale programmazione europeaยป.
Nonostante le critiche degli industriali, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano del Rio ostenta comunque sicurezza: ยซPer adesso siamo fiduciosi della nostra previsioneยป, che vede un ormai improbabile recupero del +0.8% alla fine dei dodici mesi. Confindustria da parte sua ritiene non piรน derogabile ยซUna scossa politica-economica molto forteยป. Non una bocciatura per il governo Renzi, ma un avviso: ย al di lร degli annunci e delle (poche) misure-spot fin qui adottate, le vere partite per lo sviluppo restano ancora da giocare.
Filippo Burla
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