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Covid, negli Usa Pfizer non molla i bambini: chiesta autorizzazione per terza dose di vaccino

by La Redazione
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Pfizer bambini usa

Roma, 6 dic – Pfizer non molla i bambini, almeno negli Stati Uniti. La compagnia farmaceutica, come riporta Agenzia Nova, ha chiesto l’autorizzazione per somministrarne tre di siero anti Covid ai minori di 5 anni oltreoceano.

Pfizer, il vaccino ai bambini sotto i 5 anni: ecco cosa ha chiesto la compagnia

Pfizer chiede di inoculare ancora i bambini sotto i 5 anni. Lo fa rivolgendosi direttamente all’Agenzia federale degli Stati Uniti per l’alimentazione e il farmaco (Fda). L’autorizzazione richiesta viene definita “di emergenza”, allo scopo di contrastare la variante Omicron del Covid 19, in una fascia d’età compresa tra sei mesi e 5 anni, per l’appunto. Richiesta o “proposta” che sia, essa prevede di somministrare le tre dosi ai piccoli, nell’intervallo appena citato.

La nota della casa farmaceutica

La nota di Pfizer sul vaccino ai bambini così cita: “I vaccini aggiornati contro il Covid-19 potrebbe contribuire ad evitare un aggravamento della malattia e i casi di ospedalizzazione, tenendo conto anche del crescente numero di casi di influenza registrati negli Stati Uniti”. Nei mesi scorsi, la compagnia era stata costretta ad ammettere che il siero contro il Covid, in realtà, non fosse mai stato testato per la trasmissibilità del virus, come peraltro era già emerso nei mesi precedenti, senza che i dirigenti si esprimessero nel merito, e come avevamo sottolineato proprio su queste pagine: “Che il vaccino non impedisse la trasmissione del virus, era già chiaro anche dalle statistiche sui contagi che venivano diffuse in altri Paesi nei primi mesi dopo l’avvio della campagna vaccinale, come Israele. L’unico scopo del certificato verde era quello di imporre alle persone la somministrazione del vaccino. “Vaccinarsi per gli altri è sempre stata una menzogna”, ha dichiarato l’europarlamentare Rob Roos. In chiusura, è importante sottolineare che Pfizer non ha nemmeno testato il vaccino sulla cancerogenicità prima dell’immissione in commercio”.

Alberto Celletti

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