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Domande e risposte al deputato Palazzotto, a bordo della Astral durante l’opaco salvataggio di Josefa

by La Redazione
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Roma, 30 lug – Appena tornato in Italia dopo la “missione” sulla nave Astral di Proactiva Open Arms, il deputato di Sinistra Italiana, Erasmo Palazzotto, ha pubblicato in rete una serie di domande destinate al Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Certa che Salvini avrà di meglio da fare, come ad esempio riportare la legalità nel nostro povero Paese, proverò io a rispondere ai quesiti del deputato Palazzotto, che peraltro vanta una percentuale di assenze alla Camera degne di un record dei primati1.

Ovviamente la sottoscritta, purtroppo, non può avere le stesse informazioni a disposizione del Viminale, ma con gli strumenti che possiedo cercherò di fare chiarezza. Ricordo che Erasmo Palazzotto era a bordo della nave Astral di Proactiva Open Arms durante l’opaco salvataggio di Josefa del 17 luglio scorso2.

Nella prima domanda, il deputato chiede: “Sulla basi di quale prove Salvini dice che la versione di Open Arms è falsa?

Partiamo dal ritrovamento del relitto del gommone: le due navi di Proactiva Open Arms, Astral e Open Arms, lo hanno incrociato “casualmente” a circa 80 miglia nautiche dalla costa libica. Questa è una delle paradossali fatalità che investono le ONG. Non stiamo parlando di una piscina comunale. 

Dal primo momento (appena terminato il trasbordo), Open Arms accusa la Guardia Costiera Libica di aver volutamente lasciato Josefa e le due povere salme sul relitto alla deriva durante un salvataggio dei giorni precedenti.

Verifichiamo la veridicità delle accuse di Oscar Camps, il bagnino fondatore di Proactiva Open Arms. Prima di analizzare i vari salvataggi della Guardia Costiera Libica, ricordo che questa è soggetta al continuo monitoraggio della missione europea Operazione Sophia, e per questo motivo ha l’obbligo della registrazione totale (audio e video) dei soccorsi fino al termine dell’addestramento3.

Nei giorni precedenti, ci sono stati 3 salvataggi della Guardia Costiera Libica.

Possiamo escludere che il salvataggio “incriminato” da Open Arms fosse quello del 12 luglio. Ovviamente Josefa, senza cibo e acqua, non avrebbe potuto sopravvivere 5 giorni alla deriva.

Il 16 luglio (14:00-17.00), la Guardia Costiera Libica effettua il salvataggio di 158 migranti a 16 miglia nautiche da Homs (Khums). Possiamo escludere che il relitto, con a bordo Josefa e i due poveri resti ritrovato da Open Arms a 80 miglia nautiche da Tripoli, sia lo stesso del salvataggio del 16 luglio: un gommone sgonfio non può certamente aver percorso 100 miglia nautiche nord-ovest in sole 14 ore (Open Arms ha affermato che il ritrovamento del relitto è avvenuto alle 7:00 del 17 luglio).

Nella notte tra il 16 e il 17 luglio (22:30-02:30), la Guardia Costiera Libica effettua un altro salvataggio di 165 migranti a 76 miglia nautiche da Tripoli. A bordo della motovedetta libica, era presente Nadja Kriewald, giornalista tedesca di N-tv (del gruppo RTL), che testimonia, anche grazie ad un video, che nessun migrante è stato lasciato sul gommone, né vivo né morto. La Kriewald loda peraltro l’impegno della Guardia Costiera Libia. Quindi anche questo salvataggio non può essere quello incriminato da Open Arms.

Due particolari inquietanti sono da evidenziare riguardo alle procedure di salvataggio di Proactiva Open Arms:

  1. Come testimoniano le immagini, scattate dagli stessi operatori della ONG (più che un salvataggio sembrerebbe un set cinematografico di Hollywood), il primo ad essere portato a bordo di un gommone è il bambino ormai morto da tempo, e solo successivamente la sopravvissuta Josefa.

  2. Dei 9 membri della squadra di soccorso di Open Arms presenti, solo 2 sono impegnati attivamente nel soccorso di Josefa.

È imbarazzante altresì come la giornalista Annalisa Camilli de L’Internazionale, a bordo della Open Arms, tenti di negare le stesse immagini pubblicate dai “volontari” spagnoli, affermando che la prima ad essere portato a bordo del gommone di salvataggio sia stata Josefa.

Solo una domanda a Palazzotto: esattamente a quale salvataggio della Guardia Costiera Libica si riferiva Oscar Camps?

Nella seconda domanda a Salvini, il deputato chiede: “Qual è la fonte terza a cui si riferisce Salvini che dimostrerebbe che Open Arms mente?

La probabile “fonte terza” è la reporter tedesca Nadja Kriewald, che a bordo della motovedetta libica ha documentato tutte le fasi del salvataggio della notte tra il 16 e 17 luglio.

Lo stesso salvataggio, infatti, è stato indicato nelle prime ore proprio da Open Arms che ha riportato di avere ascoltato una conversazione radio tra JRCC Tripoli (Centro di Coordinamento dei Soccorsi libico) e il mercantile Triades diretto a Misurata.

Nella terza domanda a Salvini, Palazzotto chiede: “Salvini o altri Ministri hanno sentito le autorità libiche nelle ore successive al ritrovamento?” Quello che è noto, è la costante collaborazione tra le autorità libiche e quelle italiane. A Tripoli infatti, è ormeggiata la nave della Marina Italiana Caprera, che coadiuva la Guardia Costiera Libica nei salvataggi. In ogni caso, Palazzotto sa benissimo che la zona dove è stato ritrovato il relitto non è di competenza italiana.

Nella quarta domanda a Salvini, Palazzotto chiede: “Perché il Governo ha impiegato 10 ore per assegnare un porto di sbarco?” A questa domanda, rispondo con un altro quesito: perché Open Arms ha declinato l’invito di Salvini, sebbene arrivato dopo 10 ore, allo sbarco di Josefa a Catania?

Non se ne capisce veramente il motivo, visto che la sopravvissuta, come riferito dai medici a bordo, versava in condizioni di grave ipotermia. Perché sottoporla ad una così lunga attraversata fino a Palma di Maiorca? Quattro giorni in mare non hanno messo ulteriormente a rischio le condizioni di salute di Josefa? Perché l’Italia non è stato più ritenuto “porto sicuro” da Proactiva Open Arms?

Nella quinta domanda a Salvini, Palazzotto chiede: “Perché è stato scelto proprio il porto di Catania?”. Il porto di Catania è ben attrezzato sia per la gestione delle emergenze mediche sia per le gestione dei poveri resti dei migranti. Perché Open Arms ha dimostrato tutto questo “timore” per lo sbarco a Catania? Forse perché la competenza è della Procura di Carmelo Zuccaro, che al loro ultimo “incontro” ha disposto il sequestro della nave Open Arms? 

Per quanto ho potuto, ho cercato di rispondere agli interrogativi di Erasmo Palazzotto. Sarebbe interessante che il deputato rispondesse alle mie domande e a quelle di molti italiani, magari in un’intervista. Concludo con la versione ufficiale a proposito della vicenda Open Arms e la relativa denuncia pubblicata dalla Guardia Costiera Libica.

Francesca Totolo

2 Da Josefa alle bufale di Open Arms: “umanitari” allo sbando tra insulti e minacce: https://www.ilprimatonazionale.it//cronaca/da-josefa-alle-bufale-di-open-arms-umanitari-allo-sbando-tra-insulti-e-minacce-90003/
3 EUNAVFOR MED Operation Sophia, mission: https://www.operationsophia.eu/about-us/#mission

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1 commento

angelo 31 Luglio 2018 - 11:55

Brava Francesca bell’articolo!
Staranno già lavorando in centomila per cercare di arrampicarsi sugli specchi…chi spara falsità muore di rinculo!

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