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“È offensivo verso l’Islam”: se perfino Dante viene rimosso dalla scuola italiana

by Michele Iozzino
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Roma, 24 mag – In una scuola media di Treviso due studenti musulmani sono stati esonerati dallo studio della Divina commedia di Dante. Il motivo? Sarebbe offensivo verso l’Islam.

Il caso di due studenti musulmani a Treviso

Che il padre della lingua italiana venga espunto dall’insegnamento scolastico suona come un qualcosa di paradossale se non un vero e proprio segnale d’allarme, soprattutto se pensiamo alle motivazioni. Il tutto sarebbe nato dall’eccesso di zelo di un professore, preoccupato che la religiosità cristiana che pervade il capolavoro di Dante potesse risultare sgradita ad alcuni suoi studenti. Così ha scritto alle famiglie di questi ultimi per chiedere il consenso a trattare la Divina commedia. Consenso che i genitori di due studenti musulmani hanno prontamente rifiutato, ritenendo l’opera offensiva versa la propria religione. Al posto dell’Alighieri i due ragazzi seguiranno un programma alternativo su Boccaccio, il quale – per ironia della sorte – fu proprio colui che aggiunse l’aggettivo “divina” alla Commedia dantesca.

Dante e l’Italia

Una rimozione che va al di là del rapporto fra Dante e l’Islam, ma che ci dice qualcosa del processo di deculturazione in atto. Quando si parla del poeta fiorentino in gioco ci sono le nostre radici più profonde, perché, come ci ricorda Marcello Veneziani, “Dante Alighieri è il nostro princeps, l’Inizio da cui discende l’unità geospirituale, culturale e linguista della nostra civiltà”. E aggiunge, “Quando il mondo sembra crollare, le civiltà precipitano, i popoli sono disorientati, la solitudine globale prevale, la strada maestra è una sola: tornare al principio e ai principi da cui principiò il nostro cammino”. Dante è quindi sinonimo di quei legami identitari e comunitari messi a rischio dai processi della globalizzazione, la cui rinuncia significa perdersi. Anche la scelta di un autore secolare e mondano come Boccaccio al posto del metafisico Dante è quantomeno simbolica. Senza voler denigrare l’autore del Decameron, qui si mostra come il preteso scontro di civiltà si risolva in una desertificazione reciproca: se una religiosità offende, allora si toglie di mezzo ogni religiosità e senso sacrale.

Michele Iozzino

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