Roma, 12 lug – “Non è giusto parlare del giallo della morte delle principesse”. Lo afferma il direttore editoriale del dicastero per la Comunicazione del Vaticano, Andrea Tornielli in merito al caso Emanuela Orlandi e all’apertura delle tombe delle due principesse nel Cimitero Teutonico, avvenuta ieri e che si è risolta in un nulla di fatto. Le due sepolture si sono rivelate infatti vuote e questo smentisce l’ipotesi che la ragazza misteriosamente scomparsa nel giugno 1983 fosse stata sepolta in quel luogo.

Nessuna ammissione

“Verranno fatti degli accertamenti documentali per capire se nella ristrutturazione negli Anni Sessanta, come è probabile, alcuni resti siano stati traslati in qualche ossario comune. Ma il dato è che Emanuela lì non c’era”, dichiara Tornielli, il quale ha precisato che la decisione di aprire le tombe “ha rappresentato un segno di particolare attenzione e di vicinanza umana e cristiana agli Orlandi. Non certo – conclude – come è stato detto, un’ammissione da parte vaticana di un possibile coinvolgimento nell’occultamento di un cadavere”.

Coinvolgimenti della Banda della Magliana

Il magistrato Antonio Capaldo, intervenuto alla trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus, invece non ha dubbi: “Emanuela Orlandi? Alcuni della Banda della Magliana sanno cosa è accaduto. Credo che De Pedis e gli altri personaggi indicati da Sabrina Minardi abbiano avuto un ruolo nella vicenda Orlandi”. Nel 1983, anno della scomparsa della ragazza, la Banda della Magliana era l’organizzazione criminale più potente di Roma. “Ritengo che le dichiarazioni di Minardi che chiamano in causa la Banda della Magliana per il caso Orlandi – annota ancora – abbiano un cuore di verità, quindi che vi sia stata una partecipazione di De Pedis e di alcuni altri personaggi indicati dalla Minardi nella vicenda Orlandi. Questa è la mia valutazione che però non è stata seguita ufficialmente dalla Procura di Roma che ha archiviato il caso. L’archiviazione è sintomo che non c’erano sufficienti elementi per andare avanti, non è sintomo di innocenza”.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

3 Commenti

  1. Abra Cadabra ed i cadaveri non ci sono + ;
    Poi ne compaiono nelle nunziature ….
    Son sacerdoti o maghi ?

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