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G20 Nuova Delhi, la dichiarazione sulla guerra ucraina cambia gli “squilibri”: ecco perché

by Alberto Celletti
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Roma, 11 sett – Al G20 di Nuova Delhi arriva una dichiarazione sulla guerra in Ucraina che la Russia ha definito “equilibrata”. Basterebbe notare come, se il Cremlino si esprime così, evidentemente ci sia del materiale scottante, quanto meno dal punto di vista dialettico. Non casualmente, alla “dichiarazione” si è arrivati dopo trattative, discussioni infinite, e polemiche di chiara ispirazione filoamericana e occidentalista. Ma cosa è successo?

G20 di Nuova Delhi, cosa contiene la dichiarazione finale sulla guerra

In buona sostanza, a Nuova Delhi i 20 Paesi hanno elaborato una dichiarazione finale in cui si parla della guerra tra Russia e Kiev che non menziona direttamente l’aggressione russa. Un documento in cui si condanna l’aggressività di qualsiasi Stato contro altri Stati, stigmatizzando l’uso della forza per perseguire acquisizioni territoriali ai danni delle sovranità altrui. Inolte, nel testo è condannata duramente la minaccia dell’uso di armi nucleari. Si legge anche: “Abbiamo evidenziato la sofferenza umana e gli impatti negativi della guerra in Ucraina per quanto riguarda la sicurezza alimentare ed energetica globale, le catene di approvvigionamento, la stabilità macrofinanziaria, l’inflazione e la crescita”. Inoltre, nel testo di chiede “piena, tempestiva ed efficace attuazione” degli accordi sul trasporto del grano attraverso il Mar Nero. Chiediamo a tutti gli Stati di sostenere i principi del diritto internazionale, tra cui l’integrità territoriale e la sovranità, il diritto internazionale umanitario e il sistema multilaterale che salvaguarda la pace e la stabilità”. Qual è il problema? Oggettivamente, nessuno. Ma da parte americana si è rumoreggiato. Perché aggressione, si sa, uguale Russia e non esiste altro modo per vedere la questione, neanche per provare a giungere a un compromesso efficace al fine di raggiungere l’obiettivo che chiunque non sia completamente matto desidera: la pace.

Cambio di equilibri o cambio di “squilibri”?

Diremmo più la seconda che la prima, visto che il peso specifico in senso antirusso dell’Occidente filoamericano non viene granché messo in discussione. Anche considerando che nel G20 sono presenti i Brics, non era così improbabile attendersi una svolta quanto meno dialettica sulla questione. Insomma, non parliamo del G7 dove il peso specifico di Washington è praticamente monopolista. In ogni caso, il fatto che le istanze occidentaliste che tenevano di più al rimarcare la demonizzazione russa siano stati messi da parte perfino da alcuni esponenti del blocco occidentale (lo stesso presidente del Consiglio Giorgia Meloni l’ha definita una “importante dichiarazione di compromesso“) ha un suo valore in termini diplomatici. E forse traccia la strada per un manicheismo meno marcato sui sostegni all’Ucraina nel futuro del conflitto. Banalmente, le ostilità viaggiano spedite verso i due anni (che saranno infelicemente compiuti nel febbraio 2024), e gli interessi economici dei Paesi che vi sono coinvolti – seppur in via ancora periferica – continuamente compromessi. Naturale, insomma, che vi sia un minimo stemperamento. Sperando che sia di buon auspicio per un approccio più pragmatico e meno ideologico al problema.

Alberto Celletti

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