Pisa, 17 dic – Una persona a cui sia stato amputato l’arto inferiore a livello femorale per cause vascolari o per aver subito traumi. Questo il profilo dei volontari ricercati dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa al fine di testare la nuovissima ‘gamba artificiale’ realizzata dall’avanguardia ingegneristica italiana presso il Centro Don Gnocchi di Firenze.
Il progetto, denominato CYBERLEGs (acronimo per “The CYBERnetic Lower-Limb Cognitive Ortho-prosthesis”), è una ricerca avviata con finanziamenti UE nell’ambito del Settimo Programma Quadro e portata avanti da un Consorzio di cinque partner provenienti da varie nazioni dell’Unione, coordinati con gli avanzatissimi centri di ricerca robotica giapponesi.
Guidato da Nicola Vitellio, CYBERLEGs rientra all’interno del più ampio orizzonte di ricerca LifeHand2 del Sant’Anna, il quale attraverso il team di Silvestro Micera aveva già negli scorsi mesi stupito il mondo con la produzione, il test ed il successo dell’impianto sul danese Dennis Aabo Sørensen di una mano bionica capace di ricevere e trasmettere sensazioni tattili.
Da un punto di vista tecnico la cosiddetta ‘gamba artificiale’ è in realtà composta da due dispositivi integrati: una protesi robotica della gamba, che di fatto sostituisce l’arto amputato, e un’ortesi (tutore) da indossare a livello del bacino, anch’esso robotizzato. I dispositivi, collegati al paziente, ne aiutano i movimenti e ne facilitano il cammino, donandogli la possibilità pratica quindi di camminare, salire e scendere scale, distendersi e sedersi autonomamente, con l’importante funzione ‘anticaduta’ che, interpretando le intenzioni di movimento, evita o previene situazioni di rischio in un lasso di tempo di circa 300 millisecondi.
Dopo una prima fase di test, inoltre, il Sant’Anna spiega in una nota che “nel tutore e nella sua integrazione con la ‘gamba artificiale’ risiede l’elemento più innovativo poiché, dopo la fase sperimentale, assumerà l’aspetto di un paio di pantaloncini facili da indossare, aiutando il paziente nella fase di spinta”. A prima vista una sottigliezza estetica, in verità un aspetto fondamentale per la buona riuscita del progetto, posto che una delle questioni più complicate risulta essere l’accettazione psicologica del paziente al corpo estraneo innestato nel proprio corpo, che ne porta al mantenimento o al rigetto.
L’Italia non è solo una destinazione turistica.
Gabriele Taddei