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Giorno della Memoria: davvero farci sostituire è il modo migliore per “ricordare”?

by La Redazione
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Roma, 27 gen – Tutto, davvero tutto, sconsiglia di parlare di Olocausto, in generale e soprattutto nel Giorno della Memoria. Le pressioni culturali, politiche e presto giudiziarie che regnano sull’argomento sono ben note. Si tratta, a ben vedere, di uno dei pochi, veri tabù in un mondo in cui si può e si deve poter fare tutto. Non è, del resto, della questione storica in sé che vogliamo parlare, se non per ribadire l’ovvio: ovvero il rispetto per chiunque, nella tragica storia del Novecento, abbia sofferto e abbia pagato un tributo di sangue, ma anche il rifiuto di qualsiasi limitazione alla libertà di ricerca storica. È della funzione attuale dell’Olocausto che vogliamo discutere.

Quella narrazione è in effetti presente, in forma implicita o esplicita, in ogni discorso politico, sociale, culturale che circola nella nostra società. Tutti i tabù portano al Grande Tabù, tutti gli interdetti hanno a che fare col Grande Interdetto. Ogni politica oggi legittima non ha che un solo fine ultimo: far sì che “ciò che è stato non accada di nuovo”. Preoccupazione certamente nobile, ma che si traduce, praticamente, in un costante imperativo a uscire dalla storia. Rinunciare all’identità, abbattere qualsiasi orizzonte di grande politica, rinnegare le proprie origini, accettare l’immigrazione, accettare la tecnocrazia: tutto è giustificato dal Grande Tabù. La cosa è vera in tutta Europa, ma è particolarmente vera in Germania, prima nazione al mondo ad aver basato un contratto sociale sulla vergogna di sé.

Ovviamente l’identità, la fierezza per le proprie origini e per gli antenati, la difesa dei confini, la sovranità, il rispetto di se stessi, la politica stessa non sono certo state inventate nel 1933: sono, semplicemente, la normalità, ciò che ha animato tutte le civiltà storiche conosciute e che anima ancora oggi gran parte delle società non occidentali che il fascismo e il nazismo non l’hanno neanche mai conosciuti. Ritenere che, presidiando le frontiere, si arrivi necessariamente all’Olocausto significa fare di questo evento l’epilogo inevitabile di tutta la storia mondiale, nonché il futuro epilogo di qualsiasi tentativo politico che non sia soggetto a una costante vigilanza. Ma, in questo modo, l’Olocausto esce dalla storia per diventare un concetto messianico, senza tempo: ciò che è sempre possibile, l’abisso che costantemente si apre sotto ai piedi di politici e intellettuali che, magari distraendosi un attimo, cessino di auto-negarsi. E quindi il modo migliore affinché “ciò che è stato non accada più” è in fin dei conti annientarci da soli, smettere di essere noi stessi, smettere di essere tout court. Azzerare l’Europa, la sua storia, i suoi popoli. Ma non è affatto sicuro che il modo migliore per ricordare i morti di ieri sia darci al suicidio collettivo oggi.

Adriano Scianca

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20 comments

Bombardiere 27 Gennaio 2017 - 12:06

Non so cosa ci sia da ricordare. Personalmente, non ho alcuna particolare ostilità nei confronti degli ebrei come persone, sono contrario a qualsiasi generalizzazione, un conto è parlare di certi gruppi di potere ebraici e un conto è parlare degli ebrei. Resto tuttavia convinto che la cosiddetta “Shoah”, così come ci viene descritta dalla storia ufficiale, sia una gigantesca montatura.

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Roberto 27 Gennaio 2017 - 1:32

Occhio che da luglio 2016 a esprimere pubblicamente certe opinioni si va in galera.

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Bombardiere 28 Gennaio 2017 - 1:24

Grazie per l’avvertimento, Roberto. Se tu hai paura di esprimere le tue idee, sei libero di startene zitto.

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Roberto 28 Gennaio 2017 - 1:56

Era ironia.
Mi stranisce vedere tutta questa tolleranza verso il “popolo eletto” nei commenti, dal mio punto di vista frutto di una inconsapevole sottomissione alla propaganda olocaustica e dell’ ignoranza verso il giudaismo.
Ci sono persone in tutta Europa perseguitate e incarcerate per aver messo in discussione il dogma olocaustico (Mirko Viola in Italia), unica verità storica sancita dalla legge.
Consiglio a tutti di leggere le opere di Gianantonio Valli, di Carlo e Gian Pio Mattogno o di Robert Faurisson per comprendere come sia la natura stessa del giudaismo, eterno nemico della gentilità europea, la base ideologica da cui scaturisce il mondialismo, attraverso l’abbattimento drlle identità nazionali ed etniche, delle frontiere, dello Stato, dei valori tradizionali.
Le lobby di potere ebraiche, finanza, hollywood ecc. sono fautrici materiali di una visione del mondo intrinseca al giudaismo e al ruolo che gli ebrei si sono attribuiti su questa terra. Ben pochi si discostano da essa a meno di non rinnegare la propria identità.

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rino 30 Gennaio 2017 - 1:02

Caro Roberto, ciò che tu hai scritto in maniera così esemplare dovrebbe essere ripassato da molti politici e giornalisti che, tentando di salire sul carro del populismo oggi vincente, ce la menano ogni giorno con gli extracomunitari che verrebbero di loro spontanea volontà a distruggere la nostra civiltà. Questi ultimi sono soltanto gli stupidi idioti necessari agli artefici della globalizzazione per raggiungere i loro scopi di dominio sui popoli, affinché senza lavorare vengano serviti e riveriti come popolo eletto dal Signore a tutela del creato.
Possiamo dire tutto il male che vogliamo agli africani ma non risolveremo mai il problema se continuiamo ad avere il prosciutto attorno agli occhi su chi muove i fili. La celebrazione dell’olocausto è un segno evidente per chi non ha ancora la mente ottenebrata dallo show business.

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Angela 27 Gennaio 2017 - 12:50

Il Grande Tabù è una grande distorsione del “politicamente corretto”. Il genocidio degli ebrei è stato architettato e attuato contro persone che avevano la cittadinanza tedesca, polacca, italiana, francese ecc. ed in questi Paesi sono stati letteralmente ridotti in cattività e soppressi. Gli ebrei erano cittadini facoltosi, colti, non si può fare un paragone tra gli ebrei vittime dell’Olocausto e i clandestini o cd. “migranti” che arrivano da ogni parte del Terzo Mondo o gli immigrati, sia pur regolari, che però pretendono di imporci la loro cultura, legge e religione.
Oggi viviamo e subiamo un’invasione di clandestini che ci portano il loro terzo mondo per ridurci alle loro condizioni e godere della nostra civiltà, della nostra democrazia.
Non sono assolutamente categorie assimilabili.

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Alberto 27 Gennaio 2017 - 2:37

Grazie Angela,condivido la lucida analisi.

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Max 27 Gennaio 2017 - 5:11

…sarebbe il caso, dal punto di vista Storico/domentario di scoprire il prima cioè cosa ha spinto milioni di persone (forse una grande disperazione) ad accondiscendere all’escalation di un regime con fortissime connotazioni distruttive (avevano perduto la prima guerra mondiale), cosa agitava fortemente l’Europa e più ancora specificatamente la Germania all”Epoca?
Mezze verita, risposte sbiadite non aiutano a tentare di rendere irripetibile il catastrofico evento.
Come mai si è arrivati a tanto?Un’indagine scevra da ogni condizionamento che sia da monito al presente affinchè non di debba più scivolare senza protezione, pesantemente, verso su risposte anche collettive meramente repressive.
Dovremmo poter imparare dagli errori del passato ma per fare ciò è necessario conoscerne tutti gli aspetti, è utili ma ancora di più doveroso per ogni uomo degno di questo nome.

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Paolo Insanity 28 Gennaio 2017 - 1:48

Giusto impariamo dagli errori del passato. L’altra volta ce ne sono scappati troppi credendo che avrebbero imparato la lezione, mantre la lezione la stanno dando a noi! Stavolta uccidiamoli tutti e facciamo bene i conti… che anche certi progressisti è melgio dargli una scaldata giusto da farli appena più croccanti!

Ma siccome il tempo delle battute “cattivelle” è finito. Si vuole parlare seriamente? Vuoi sapere che cosa accadde all’epoca per evitare che si ripeta? Bene. Ammesso che lo abbiate mai letto rileggetevi il Mein Liebe, ancora prima del Mein Kampf (so che non è la distinzionzione corretta perché i due volumi in origine avevano titoli diversi, e dopo l’unificazione in volume unico si è semplicemente chiamato “Mein Kampf” ma sfido chi identificherebbe al volo lo “Eine Abrechnung”), che seppur pubblicato nel ’25 parlava dei problemi dell’Austria e della Germania… disoccupazione alle stelle, immigrazione incontrollata, classe politica inadeguata a dare risposte concrete ai problemi sociali, Borghesia (e non venitemi a raccontare che non esiste più) che preferiva allungare qualche moneta ad mendicante piuttosto che assumerlo in bottega… vi ricorda qualcosa? Perché se è così forse troverete anche la risposta al perché l’estrema destra si stia rafforzando (meno male) in tutta Europa.

Vuoi che non si ripeta più l’olocausto? Stermina in via definitiva gli ebrei! proprietari delle banche che muovono come burattini i politici, che muovono come burattini i prefetti, che danno ordine alle forze di polizia di manganellare i cittadini, che giustamente protestano, e non fanno un cazzo ai negri che sfasciano tutto come ringraziamento per non averli lasciati affogare in mare!

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sergio 27 Gennaio 2017 - 6:59

il post di ‘roberto’ è una minaccia o un amichevole avvertimento?

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Dino Rossi 27 Gennaio 2017 - 8:09

Il crimine perpetrato dai nazisti è appurato e documentato oltre ragionevole dubbio. Detto questo, credo che l’ottimo articolo che abbiamo letto vada oltre e ci imponga una profonda riflessione.
I pogrom e l’antisemitismo iniziano ben prima del nazismo ed hanno origine dal rancore delle classi operaie e contadine dalle umiliazioni sui campi di battaglia patite nei secoli da popolazini germaniche che ritenevano i facoltosi ebrei colpevoli della disfatta e della loro miseria. Detto questo ciò che Hitler ha progettato e messo in opera è un disegno criminale assurdo e barbaro che però non può e non deve ricadere su generazioni innocenti. Del resto se così fosse dovremmo rivedere tutti o quasi i rapporti con varie Nazioni.

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Paolo Insanity 28 Gennaio 2017 - 2:04

Sì eh! mi piacerebbe proprio vederle sta documentazione oltre ragionevole dubbio! Perché a parte le testimonianze dei “soppravvissuti” I quali dichiaravano che uscivano e non tornavano (spigabile con un trasferimento in altri campi) e le minute della “conferenza di Wannsee” scritte, come tutte le minute, su carta di formaggio… non mi risultano altre “prove” vi ricordo (giusto per ricordarlo non per sviare il discorso o scaricare le colpe) che per più di 60 anni ci hanno fatto credere che l’eccidio di Katin (mi spiace non posso scriverlo correttamente perché non ho la tastiera in polacco), fu opera dei nazisti salvo poi “scoprire” che invece furono i russi. Idem vale per le foibe in cui si parlava di “giustizia” contro i fascisti e invece era un genocidio di persone innocenti… e se le mie sono tutte stronzate, perché gli “storici”, o chi li manovra, non hanno mai accettato un confronto diretto in cui mettere a confronto le prove in possesso a ognuno ed uscire da tale incontro con qualcosa che assomigliasse ad una verità storica, anziché introdurre un vero e proprio reato d’opinione pur di mantenere valida la bufala ufficiale? forse perché qualcuno andrebbe ad Israele a dirgli, questa terra che vi abbiamo concesso a discapito dei palestinesi è un risarcomento per l’olocausto, ma siccome l’olocausto non esiste la ridiamo ai palestinesi!

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Saif 27 Gennaio 2017 - 9:23

Articolo scritto con grande sensibilità, complimenti all’autore.Per quanto riguarda più specificamente il contenuto solo un paio di precisazioni : della morte di 6 milioni di ebrei se ne parla dalla fine del diciannovesimo secolo, sino al 1945 dovrebbero essere, dando seguito a quanto riportato dai media dell’epoca, almeno 24 milioni di ebrei trucidati dalla fine dell’800 al ’45.E la seconda precisazione è che auschwitz è in realtà una ricostruzione del vero e proprio campo di concentramento : non è revisionismo è scritto su una placca in ferro all’ingresso.Infine, per capire davvero chi comanda basta vedere chi non si può criticare se non rischiando la galera…esatto, proprio loro !

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Anonimo 27 Gennaio 2017 - 10:09 Reply
rino 28 Gennaio 2017 - 2:24

Chiagne e fotte!

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Claudio 28 Gennaio 2017 - 3:54

Ebrei: popolo, nazione
e religione si fondono
Caro B.S., l’esempio degli ebrei che nei millenni hanno
conservato la propria identità pur vivendo “all’estero” (estero
rispetto a Israele, sola e autentica patria), incoraggia i trapiantati
di altra origine a cercare di perpetuare la propria identità
di partenza tenendola ben distinta da quella del popolo del
paese in cui vivono e in cui sono nati i loro figli e nipoti. Nel
Canada multiculturale tra gli italiani si ode ogni tanto la frase:
“Dovremmo fare come gli ebrei!”. Il multiculturalismo di stato,
del resto, sembra ispirarsi al modello ebraico, ossia all’esempio
offerto da un popolo restato nei secoli e nei millenni se stesso,
nonostante le tante patrie in cui si è trovato a vivere. Ma noi

Al centro del culto ebraico vi sono le mitiche vicende dei
loro antenati. Nessuna distinzione tra storia e leggenda, tanto
è vero che la Bibbia, quintessenza di libro religioso, è il loro
sacrosanto Libro di Storia. Il giudaismo è un fattore potente di
coesione proprio perché in esso Popolo, Nazione e Religione
si fondono: il Popolo-Nazione deve la propria ragion d’essere
alla religione, e la religione deve la propria ragion d’essere al
Popolo-Nazione. L’albero genealogico conta molto in questa
religione etnica dal carattere speculare o se vogliamo incestuoso:
nel ruolo di celebrante e nel ruolo di celebrato troviamo il
medesimo popolo. Attraverso la religione ebraica, infatti, gli
ebrei celebrano religiosamente se stessi.

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luis r. 28 Gennaio 2017 - 10:57

è da tanto che questo “ricordo” è impregnato di faziosità politica, più per colpire avversari politici che per vera sensibilità, visto che spesso viene dagli stessi che, negli altri 364 giorni l’anno, sparano su israele perché si difende dal terrorismo

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Turzo 28 Gennaio 2017 - 12:28

C’è il Giorno della Memoria e quello della “Smemoria” per tutti i morti delle foibe e nei campi di concentramento russi, dove gli italiani furono messi a morte dal grande partigiano “migliore”. Purtroppo, si sa: guai ai vinti…..

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Ugo 29 Gennaio 2017 - 11:39

Nella Giornata della Memoria si ricorda, giustamente, uno dei tanti genocidi della storia. Molti altri sono stati allegramente dimenticati o vengono quotidianamente marginalizzati nel contesto di indifferenza e/o ignoranza collettive e curiosamente selettive.

Un’altra cosa che viene improvvidamente ignorata è che le vie del genocidio hanno molte diramazioni: non ci si arriva per un solo percorso, non ci si arriva solo seguendo una scia di sangue. Una di quelle vie la stiamo percorrendo noi Italiani, in veste di vittime, in conseguenza delle scelte delle nostre dirigenze solo nominalmente democratiche. Alcuni Italiani hanno cominciato a percorrerla decenni fa, negli anni del boom economico, dovendo assistere allo sgretolamento della propria identità culturale e della propria coesione sociale per “eccesso di ospitalità”, uno sgretolamento incruento dal punto di vista fisico ma devastante per altri versi. Quegli stessi Italiani stanno rivivendo oggi una versione peggiorata di quel che vissero allora, altri Italiani scoprono ex-novo una condizione per loro finora sostanzialmente ignota, sommersi dal flusso di forestieri (invitati e non) provenienti dai quattro punti cardinali.

Le forme fisicamente incruente del genocidio hanno un grave difetto: passano inosservate fino al momento in cui è troppo tardi per far fronte agli effetti che portano con sè. Ricordiamo anche questo.

Ciò detto, m’unisco al cordoglio per le vittime delle violenze genocide d’ogni tempo e d’ogni luogo, indipendentemente dalla tecnica con la quale quelle violenze vengono perpetrate.

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Max 30 Gennaio 2017 - 6:45

concordo con la Storia raccontata e (al contrario, molto poco) documentata flessa ad utilità di parte (i vittoriosi) ma ciò, forse, è inevitabile.
La grande differenza fra Fascismo e Nazismo, da un punto di vista oserei dire genetico (proprio da genesi) è che il Fascismo nasceva sull’onda di una Guerra vinta, quindi in un’ottica ottimistica e propossitiva, al contrario il nazismo è espressione conseguente la sconfitta nella Guerra, incarna inevitabilmente un pessimismo di fondo ed una visione distruttiva.
Non voglio giudicare ma è necessario distinguere e nettamente le due opposte nascite.
Oggi, qualcuno, non “ricordando” bene le reazioni (o forse non temendole) estreme del popolo nel Passato proprio verso una situazione di stress (sia dal punto di vista economico che sociale) riprovano ad inculcare una non cultura, il vuoto, l’effimero il gender al fine di rendere la stragrande maggioranza dei popoli di ogni Nazione semplicemente dei singoli (replicanti, ne uomo ne donna) governati solo dall’unico valore a loro fin troppo caro la quantità posseduta dil danaro.In questo modo una relativa ed esigua minoranza può competere (dividi et impera) sul resto del mondo e governarla/sottometterla, in fondo il resto del mondo non fa parte dell’establishment ma è più vicina al regno animale. Il pessimismo sta, di nuovo, prevalendo ed oggi su scala mondiale (grazie alla globalizzazione del …nulla…cosmico).Per cui, è vero che la Storia non si ripete mai identimanete ma molte similitudini…quantomeno ci fanno pensare.Cambiamo la cultura(?) del pessimismo dell’esaltazione delle paure (anche del tempo metereologico, incredibile) rimaniamo lucidi ed esortiamo anche a saper ben distinguere (se non si riesce a distinguere non si riesce a intelligere) e proponiamo una visione ottimistica, propositiva, costruttiva che veda nelle diverse culture Nazionali non il sacrificio per la globalizzazione ma la richezza per tanti esempi diversi di Civiltà proposte da Culture/Nazioni/Popoli differenti orgogliosi delle proprie origini e competitivi nella capacità di migliorarsi.

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