C’è di più: solo il 15% degli italiani intervistati crede che vada ancora garantita la libera circolazione dei cittadini europei tra gli Stati membri come previsto dal trattato di Schengen. Che da quest’indagine si possa desumere un sussulto identitario del popolo italiano è alquanto improbabile. Se si analizza il comportamento del voto degli italiani si può facilmente comprendere il perché. L’italiano medio “teme” l’invasione allogena, può darsi. L’italiano medio non ha più fiducia nel sistema eurocratico perché vede il suo portafoglio ridotto all’osso, sicuro. Ma alla fine gli elettori hanno memoria corta e nell’era della comunicazione iper-veloce si è più ammaliati da un tweet retorico e roboante che non dai fatti. Per cui, alla fine, prevale il “senso di responsabilità” e la “moderazione”. Come a dire: “L’Ue e l’euro non ci piacciono, però magari fuori dall’euro potremmo trovarci in una situazione peggiore”. E questo è il ragionamento che fa chi è indotto dalla paura propagata da tutti i pori dei media nazionali. Sta ai leader politici che vogliono -se davvero lo vogliono- costruire un’alternativa politica sovranista incarnare queste richieste per non incubarle in un raccoglitore di sfoghi demagogici come il Movimento 5 stelle.
Tuttavia non disperiamo, questi dati ci dicono che non tutti gli italiani sono rimbambiti e che magari iniziano a valutare le politiche europeiste e immigrazioniste con le conseguenze che queste hanno nel quotidiano. Già è un passo. Se poi ci aggiungiamo la faccia che avrà fatto stamattina la Boldrini leggendo questi dati e i toni “preoccupati” che ha utilizzato La Repubblica nel riportare le statistiche, allora oltre alla speranza riusciamo a strapparci anche un sorriso. E di lunedì mattina non è male.
Aurelio Pagani
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