Roma, 24 set – Greta Thunberg ha presenziato al vertice dell’Assemblea generale dell’Onu discettando di clima sebbene il suo punto fosse il vittimismo di un’adolescente ancora in balia delle onde, come se non fosse mai scesa dalla nobile barca con cui ha attraversato l’Atlantico. Pare che un nuovo sessantotto stia facendo capolino in questi incerti tempi di politically correct in cui è sanzionato il dire scorretto e non il fare sbagliato, tanto che nessuno ha il coraggio di mandare al diavolo la pallida svedese incoraggiandola a studiare prima di voler bacchettare il mondo intero. “Venite a chiedere la speranza a noi giovani? Come vi permettete? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote”, ha tuonato commossa la paladina di Terra Mammà, del chilometro zero e dell’equo & solidale, facendo ben attenzione a non inserire alcuna specificazione per quanto riguarda chi starebbe usurpando chi, in quali forme e in quali misure.
Conformismo qualunquista
“Le persone stanno soffrendo, stanno morendo. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa. Il mio messaggio è che vi teniamo gli occhi addosso”, ha proseguito la Gretina, segno tangibile di quanto sia bambina e purtroppo poco disincantata. Le persone soffrono e soffriranno sempre, muoiono e moriranno e sugli ecosistemi al collasso sarebbe il caso di inserire qualche elemento scientifico di maggior pregio rispetto alle suddette amenità. Ad ascoltare Greta torna in mente Goethe, quando disse che “i giovani sono insopportabili e se li sopportiamo è solo perché ci ricordiamo di essere stati anche noi giovani”. Ma c’è una sonora differenza tra lo spirito goliardico e coraggioso che spinge molti studenti ad esporsi per navigare contro corrente e il conformismo qualunquista del popolo gretino che rivendica un futuro ancora tutto da guadagnarsi e avanza accuse moralistiche alla classe dirigente senza essere capaci di sostituirla.
Metodi chic
Inconsapevoli, questi giovinastri, di cosa stanno creando, rischiano di emulare chi negli anni sessanta decise di sostituire il padre di famiglia col vuoto cosmico dell’ignoranza e del ribellismo purchessia. Vi è differenza tra la pretesa del diritto di spiattellare in mondovisione le proprie idiozie, sentendosi un padreterno, e la libertà di esprimere le proprie posizioni con intelligenza e misura. Il diritto non può che essere scolpito da una legge, la libertà invece no, poiché essa è preesistente allo Stato e dunque alle norme, vive nell’individuo e ne sostanzia l’esistenza. Se di soli diritti vogliamo vivere, di diritti moriremo. Se, invece, della libertà vogliamo godere, poi potremo rivendicare anche dei diritti importanti che andranno a braccetto con le suddette libertà. E Greta e il suo popolo hanno certo la libertà di dire sciocchezze, ma non possono pretendere che l’Assemblea generale dell’Onu scolpisca in qualche misura il loro diritto a divenire gli interlocutori privilegiati della scienza mondiale. Che, nel silenzio generale, prende man mano le distanze dall’allarmismo dei fanatici.
Difatti ben 500 scienziati si sono uniti all’iniziativa lanciata da Guus Berkhout, geofisico e professore emerito dell’Università dell’Aia, secondo il quale non esiste alcun tipo di emergenza climatica e, inoltre, riscaldamento globale e anidride carbonica avrebbero un effetto sul pianeta tutto fuorché dannoso. Parole al vento, tanto oggi per rimanere sulla cresta dell’onda bisogna preoccuparsi dell’orso polare anoressico e non dei clandestini. Questo è il filo logico, questo è lo spessore, un metodo appositamente creato per accendere i riflettori su questioni molto eco e molto friendly, in poche parole estremamente chic, e spegnerli sulle vicende realmente drammatiche che stanno cambiando con violenza i connotati del nostro paese.
Ministri e giustificazioni
I ragazzi hanno almeno la scusa della loro giovane età. Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, invece no. Mentre si spreme le meningi su quali merendine imporre nuove tasse, questo genio ha caldamente (ops!) invitato gli istituti scolastici a concedere una sorta di giorno di vacanza in concomitanza con le manifestazioni ambientaliste che si terranno venerdì, ossia evitare di chiedere la giustificazione agli studenti che risulteranno assenti. In primo luogo, non è ben chiaro con quale criterio il ministro dell’Istruzione esponga la propria partigianeria ideologica, inducendo inevitabilmente sia gli studenti a non presentarsi a scuola venerdì, sia gli istituti scolastici a non richiedere la solita giustificazione. Fioramonti è ministro di un governo sostenuto da una maggioranza parlamentare, la quale può legiferare in tal senso, ma fino a quel momento questa risulta una indebita intromissione del titolare di un dicastero che a quanto pare rimpiange i vecchi tempi andati.
E poi, nella pratica, come potrebbe essere provata la partecipazione degli assenti ai cortei? E soprattutto, una volta intrapresa la strada del giustificazionismo, per quale motivo non dovrebbero essere esentati tutti gli studenti manifestanti per tutte le più disparate ragioni? Da brutta commedia, questa si sta trasformando in un incubo che ricorda un regime dispotico per cui l’ecologismo talebano deve essere innalzato a pensiero unico con la complicità di chi, privo di idee e coraggio, è solo capace di andare nella direzione del vento.
Lorenzo Zuppini
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