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Immigrati, 3 su 100 muoiono in mare: ma la cura di Amnesty è peggio del male

by Roberto Derta
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Roma, 6 lug – Tre immigrati su cento tra quelli che provano ad attraversare il Mediterraneo muoiono. Lo afferma Amnesty International, secondo cui il 2017 si candida per essere l’anno record dei morti in mare. Nel rapporto intitolato “Una tempesta perfetta, il fallimento delle politiche europee nel Mediterraneo centrale”, Amnesty spiega che solo un’imbarcazione su due è dotata di un telefono satellitare a bordo. Gommoni vecchi e logori vengono riempiti con centinaia di persone, fatti partire di notte e in qualsiasi condizioni meteorologiche. Insomma, si tratta di viaggi pensati per naufragare necessariamente e sperare che qualcuno raccolga i superstiti in mare, non certo per raggiungere le coste europee.

Amnesty denuncia poi le collusioni tra membri della Guardia costiera libica e trafficanti: in alcuni casi, barconi sono stati riportati indietro e agli immigrati sono stati chiesti dei soldi, in cambio stavolta di una viaggio “tranquillo”. In tutto questo, qual è la soluzione di Amnesty? Ovviamente spalancare ancora di più le porte: “L’unica maniera sostenibile e umana per ridurre il numero di morti tra coloro che rischiano la vita in traversate terribili è di aprire maggiori percorsi legali e sicuri per i migranti e i rifugiati diretti in Europa”, si legge nel rapporto. Non è chiaro come gli esponenti dell’ong credano di poter gestire un corridoio umanitario Africa-Europa, che appena venisse aperto, attirerebbe milioni di immigrati.

Certo il vulnus libico è reale: dopo la destabilizzazione della regione e l’attacco a Gheddafi (ma ricordiamo che Amnesty all’epoca era piuttosto impegnata ad attaccare il Rais…) il Paese è caduto nel caos. L’Unione europea ha scelto la fazione più debole e ambigua e la stessa Guardia costiera libica che stiamo addestrando noi fa il doppio o il triplo gioco. Di sicuro il nodo da risolvere è lì. Ma, nel frattempo, per diminuire o azzerare i morti in mare non possiamo certo pensare di dire “liberi tutti” e spalancare le porte a chiunque: bisogna, al contrario, combattere con maggiore forza le ong che organizzano gli sbarchi di concerto con i trafficanti e cercare di bloccare gli immigrati direttamente alla partenza.

Roberto Derta

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2 comments

ANTERO 6 Luglio 2017 - 9:24

Ma quale ” corridoio umanitario ” … gli africani debbono rimanere in Africa !

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Tony 6 Luglio 2017 - 6:42

Per risolvere la situazione ( sfuggita per la completa inettitudine del governo ”Berlusca” e seguenti ) si potrebbe tentare di riunire il paese libico sotto l’antica bandiera monarchica…Mohammed El Senussi..strappandolo al controllo inglese…

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