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Immigrazione clandestina, ecco cosa prevede il piano Ue di febbraio

by Stelio Fergola
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Roma, 27 gen – L’immigrazione clandestina viene discussa per l’ennesima volta in ambito Ue. Quanto sia concreto questo interesse non è dato saperlo, visti i modesti risultati del passato. Dopo la dichiarazione del governo olandese di ieri, però, si evidenzia quanto meno il fatto di essere in una fase di dibattito.

Immigrazione clandestina, il vertice Ue a febbraio

È previsto per il 9 e 10 febbraio, come riporta l’Agi, il vertice europeo sul tema dell’immigrazione. Immigrazione clandestina che l’Ue talvolta sembra quasi voler “far finta” di attenzionare (vista la poca concretezza del passato, è lecito non attendersi niente di nuovo fino a prova contraria. Il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen la definisce “una sfida europea che va risolta a livello europeo”, per “rafforzare le frontiere esterne con lo spiegamento coordinato delle risorse dell’Ue nei punti strategici, tenendo conto delle differenze tra frontiere terrestri e marittime”. Il motore che potrebbe sorprendere è solo uno, il solito: i soldi. Non a caso von der Leyen dichiara che “nei nostri finanziamenti esterni, stiamo superando in modo significativo l’obiettivo del 10% per la spesa relativa alla migrazione. Quest’anno i progetti di gestione delle frontiere e anti-contrabbando in Nord Africa e nei Balcani occidentali supereranno il mezzo miliardo di euro. Riunire i vari aspetti delle relazioni dell’Ue ci consentirà di fare leva sui progressi in materia di migrazione come parte centrale di relazioni più ampie con i principali partner”. Poi si torna sulla terra, quando il presidente della Commissione intima a cooperare con le Ong. E allora le poche illusioni svaniscono. O quanto meno mostrano pochissimi motivi per mantenersi vive.

Cosa prevede il piano europeo

Controllare la rotta balcanica e quella mediterranea. Una “priorità” la prima, non a caso quella che più interessa i Paesi nordici, per la protezione del confine tra Bulgaria e Turchia. Una protezione che aveva già chiesto l’Austria tempo fa, anche in termini di sostegno economico per sostenere una recinzione al confine. Dal commissario agli Affari interni Ylva Johansson, però, il rifiuto è stato secco: “Non ci sono soldi sufficienti a bilancio”. Oltre questo punto sul quale già si notano le prime crepe tra le parole e i fatti, c’è l’idea di rafforzare la cooperazione con le guardie costiere in Libia, Tunisia ed Egitto.

Elemento positivo sembra essere quello sul concetto di rimpatri, aspetto su cui anche i Paesi nordici sembrano un po’ più interessati che nel passato. La von der Leyen scrive: “Bisogna affrontare la realtà che i ritardi e le lacune nelle procedure di frontiera e di rimpatrio comportano un costo reale per l’efficacia di queste politiche. Possiamo già considerare come accelerare le procedure di frontiera, applicando in modo più sistematico con i Paesi terzi e avvalendoci della cooperazione dell’Ue per sostenere gli sforzi nazionali volti a promuovere il rimpatrio, anche riconoscendo le reciproche decisioni di rimpatrio”.

Lo scetticismo è d’obbligo, visto che da Bruxelles sul tema non è mai venuto fuori niente di buono. Ma, come si vuol dire, aspettare non costa nulla. E alle date di febbraio mancano ancora un paio di settimane.

Stelio Fergola

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