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L’appello antimigrazioni di Meloni all’Onu è bello ma al momento inutile: ecco perché

by Stelio Fergola
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onu meloni

Roma 21 sett – All’assemblea generale dell’Onu Giorgia Meloni fa un appello sulla carta piuttosto deciso contro l’immigrazione di massa. Una vera e propria “dichiarazione di guerra ai trafficanti”, che però cozza con èlite mondiali e culturali in viaggio verso direzioni diametralmente opposte (senza contare le controversie dello stesso esecutivo da lei guidato).

Onu, l’appello anti-immigrazionista di Meloni

Come riporta l’Ansa,  Meloni fa in realtà un discorso in cui affronta vari argomenti, oltre all’immigrazione di massa, trattando anche della guerra in Ucraina e della riforma del Consiglio di sicurezza. Tralasciano le banalità della prima e l’impossibilità della seconda, il tema ulteriore è, appunto, quello dei trafficanti di esseri umani. Un fenomeno contro cui il presidente del Consiglio dichiara guerra ufficialmente, nonostante il suo governo fino ad oggi abbia fatto l’esatto opposto, appellandosi agli altri Paesi per avviare una politica di contrasto che parta anzitutto da un approccio di aiuto serio all’Africa, “un continente non povero in sé, ma sfruttato” allo scopo di generare comunità sane e non bisognose e desiderose di trasmigrare dall’altra parte del mondo. Concettualmente, il pensiero di Meloni non fa una piega, soprattutto quando sottolinea l’importanza strategica dello sviluppo del continente dirimpettaio, dimenticandoci per un attimo le controversie che stanno animando la condotta dell’esecutivo fino ad oggi. Il problema ulteriore da tenere a mente è però un altro: ovvero che il mondo intero, o meglio le minoranze che contano politicamente nel mondo attuale, desiderano e promuovono l’immigrazione di massa.

Il mondo che conta vuole l’immigrazione ad ogni costo

Lo dicono le spinte culturali pazzesche, in tal senso, da decenni, nonostante le esasperazioni evidenti non solo nell’Europa già multiculturale (Francia, Gran Bretagna, Belgio, Svezia), ma anche negli stessi Stati Uniti. Lo dicono le parole delle classi dirigenti, ufficialmente interessate a “governare il fenomeno al posto dei trafficanti” (frase standard che sentiamo da anni), ma in pratica votata a legalizzarlo, ovvero a sostituire i clandestini con arrivi regolari, ma sempre di massa (il che, oggettivamente, non cambia nulla, quanto meno per le sofferenze delle popolazioni autoctone). Ogni tanto si palesa una reazione, dettata dalla necessità di rispondere ai nervi poco saldi dei cittadini e dei Paesi coinvolti (come quelli del vecchio continente che per metà l’anno scorso avevano addirittura chiesto fondi alla Commissione Ue per costruire muri anticlandestini), ma servono solo per dare un contentino (muro americano, missioni europee) al fine di acquietare tutti. Mente la Meloni fa un appello all’Onu per bloccare i traffici di esseri umani, il suo governo promuove l’arrivo di centinaia di migliaia di lavoratori stranieri sul territorio, e il film Io capitano di Matteo Garrone viene candidato agli Oscar. Di cosa stiamo parlando?

Stelio Fergola

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