L’ultima boiata del genere arriva, neanche a dirlo, dal mondo del calcio. Come noto, infatti, la Juventus giocherà in casa contro Udinese e Sassuolo, in dicembre, con le curve vuote a causa dei cori di “discriminazione territoriale” che sarebbero stati intonati in varie circostanze dagli ultras bianconeri. Da qui l’idea geniale della società torinese: riempire di ragazzi delle scuole il settore chiuso, chiedendo una deroga alla Figc dato che le norme attuali non lo prevedono.
L’idea piace al presidente del Coni Giovanni Malagò: “La trovo una bellissima idea, adesso bisogna che in qualche modo le società che ospitano e la Lega, affrontino un problema di tipo normativo, però mi piace molto. E’ un bel segnale. E’ un pochino come quando si confiscano i beni alla mafia”.
A parte quest’ultima enormità che tutto confonde, stragi e cori, senza un barlume di lucidità, a parte il controsenso di invocare con piglio inflessibile l’applicazione della legge e chiedere poi una deroga alla stessa, ciò che colpisce è l’approccio puramente retorico alla questione. C’è una curva “colpevole”? Espiamo riempiendola di bambini, che invece sono “innocenti”. È il grado zero della riflessione, come se non esistesse un problema di definizione del reato (cos’è discriminazione e cosa no?) o uno relativo all’equità della misura (perché chi è regolarmente abbonato e non fa cori deve essere punito?).
Tutto si annulla di fronte all’uso strumentale dei bambini. Come se i cori, le prese in giro, le zuffe, persino le discriminazioni non fossero esperienza quotidiana in età infantile. I bambini, in realtà, non sono “innocenti”, qualsiasi cosa ciò possa voler dire. Sono semplicemente indifesi e quindi necessitano di cure e tutele differenti, ma questo è un altro paio di maniche. L’etologia già da tempo ha dimostrato che meccanismi come la territorialità, l’aggressività, la gerarchia sono innati negli uomini e quindi presenti fin dalla più tenera età. Insomma, la scienza ha già da tempo fatto a pezzi Rousseau. Il problema è che lui si è riciclato facendosi eleggere ai vertici del nostro sport.
Adriano Scianca