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“L’odio ha delle conseguenze”: l’autrice della segnalazione festeggia la sospensione degli studenti alla Bocconi

by Michele Iozzino
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Roma, 16 feb – Oltre al danno, pure la beffa. Gli studenti che sono stati sospesi per sei mesi dalla Bocconi e che rischiano gravi conseguenze per la loro carriera universitaria per aver ironizzato sulla creazione di bagni “gender neutral presso l’ateneo milanese, devono sorbirsi pure le minacce e il ditino alzato di chi li ha segnalati: “Spero che questo serva da monito: l’odio ha delle conseguenze”.

Caso Bocconi, le parole dello studente da cui sono partite le segnalazioni

Si chiama Samuele Appignanesi ed è presidente di un’associazione universitaria per i diritti Lgbt, la persona che ha data inizio a tutto questo. Samule è il suo nome alias, essendo una ragazza che si identifica come maschio. Sue le segnalazioni che hanno portato l’università a prendere provvedimenti disciplinari contro altri studenti, sua la battaglia per far sì che la Bocconi si dotasse di bagni per le persone trans. A Open descrive così questo processo: “Dopo aver fatto coming out, ho avuto difficoltà a usare i bagni in università. Nei bagni degli uomini spesso mi hanno guardato male e fatto dei commentini. E anche nei bagni delle donne mi sentivo fuori luogo”. Insomma, come nei più classici procedimenti della cultura del pagnisteo, un malessere interiore viene fatto passare per un diritto negato. Il tutto motivato per una sensazione di pericolo del tutto immaginaria: “È anche un’esigenza di vera e propria sicurezza perché ci sono effettivamente delle persone trans che vengono aggredite nei bagni. A me non è mai successo, ma il rischio è reale e fornire uno spazio adeguato normalizza l’idea che le persone transgender esistono. Oltre a darci la possibilità di prenderci cura di un bisogno naturale senza che questo crei ansia”. Così cerca di trovare un rimedio e poi di imporla agli altri: “L’unica soluzione che mi sono trovato davanti per evitare il disagio è stato non usare più i bagni universitari. Poi ho deciso di segnalare la questione all’università e sono intervenuti”.

La scusa dell’odio per mettere a tacere gli altri

Proprio per festeggiare questo “successo” aveva postato un video insieme alla sua associazione, sotto al quale sono spuntati i commenti incriminati. Frasi considerate “discriminatorie” e per questo offensive. Tra quelle più riprese dai giornali ci sono alcune come queste, del tutto innocue: “Li puoi letteralmente usare per andare a trans”; oppure “Se hai il pesce resti un maschio. E vai nel bagno adatto”. Ma si sa, l’ironia o il cosiddetto “misgendering” sono considerati peccati capitali nella nostra epoca. Tant’è che Appignanesi conclude: “Gli studenti responsabili sanno cosa hanno scritto e perché sono stati puniti. Spero che questo serva da monito: l’odio ha delle conseguenze”. Insomma, se sei della categoria “giusta”, puoi far passare qualsiasi cosa che non ti piace o qualsiasi critica come una forma d’odio da punire come più ti aggrada.

Michele Iozzino

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