Roma, 7 giu – Non solo toghe nel mercato dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. Il magistrato infatti avrebbe sfruttato la sua rete di corruzione e favori anche per “piazzare” la moglie. Presumibilmente sempre grazie agli amici del Partito Democratico (oppure è una coincidenza, per carità). Sta di fatto che Giovanna Remigi, consorte di Palamara, è stata per quasi tre anni dirigente esterna della Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti, che adesso è anche il segretario del Pd. Un ruolo ricoperto dal 2015 al 2017 nell’ufficio staff del direttore Coordinamento del contenzioso nella Direzione Salute e Politiche Sociali alla cifra di 78 mila euro l’anno più retribuzione di risultato. A svelarlo è il Fatto Quotidiano, che – come è noto – ha maggiore facilità, diciamo, ad entrare in possesso degli atti delle indagini. Sempre dall’inchiesta viene fuori che nel 2017, dopo il rapporto con la Regione Lazio, la moglie di Palamara ha poi ottenuto un contratto triennale (ancora in corso) all’Agenzia Italiana del Farmaco.
La “carriera” della moglie di Palamara
A quanto pare, la Remigi avrebbe iniziato a lavorare nell’ambito della Regione Lazio già nel 2006. Prima a Laziosanità, la società che controllava la spesa sanitaria. Poi quando nel 2013 Zingaretti chiuse alcune agenzie regionali, tra cui l’Agenzia di Sanità Pubblica (Asp), la moglie di Palamara – insieme a tutti gli altri dipendenti – finì nella Direzione Salute. Nel 2015 poi partecipò a un bando pubblico per un contratto determinato alla Direzione regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria. La Remigi vinse il bando e nel febbraio 2015 divenne dirigente dell’ufficio Analisi del contenzioso, nomina poi rinnovata nel 2016.
Palamara: “Mia moglie mai avuto bisogno di me per il suo lavoro”
Per Palamara, interpellato dal Fatto Quotidiano, “mia moglie non ha mai avuto bisogno di me per gestire il suo lavoro“. Il magistrato finito nella bufera per il mercato delle nomine nelle procure ricorda che la Remigi “ha un curriculum di tutto rispetto nei più importanti studi amministrativi“. L’ufficio stampa della Regione Lazio, dal canto suo, precisa sempre al quotidiano diretto da Marco Travaglio che “all’atto della chiusura dell’Asp, tutti i dipendenti sono stati trattati alla stessa maniera e i contratti a tempo arrivati successivamente, come sempre accade, sono stati gestiti in maniera trasparente e secondo le norme”.
Ludovica Colli
1 commento
Solo per il fatto che sia consorte di cotanto signore, il curriculum ha già preso una brutta piega.