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La pandemia dilaga in tutto il mondo. A New York 13 mila casi e 124 morti

by Adolfo Spezzaferro
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New York, 24 mar – La pandemia dilaga. I casi di coronavirus nel mondo hanno superato quota 380mila, mentre il numero dei morti è salito a oltre 16.500: lo riporta l’ultimo bollettino diffuso dalla Johns Hopkins University. Le persone finora guarite sono 101.806. I casi di contagio sono 381.598 ed i decessi 16.559, indica l’università statunitense. Inoltre “la pandemia sta accelerando, ci sono voluti 67 giorni per arrivare ai primi centomila contagi, 11 giorni per 200mila e 4 giorni per trecentomila“. A farlo presente è il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing da Ginevra, affermando che però è possibile cambiare la traiettoria di questa pandemia. “Chiedere alle persone di stare a casa è un importante modo, ma per vincere dobbiamo attaccare il virus con tattiche aggressive, testando ogni caso sospetto, isolando ogni caso accertato, tracciando e mettendo in quarantena ogni persona che vi è stata a contatto”.

New York epicentro dell’epidemia Usa

Intanto l’epidemia si diffonde rapidamente negli Stati Uniti, dove i contagi ormai sono saliti a oltre 46mila. E l’epicentro è New York, dove è concentrato il 60% dei casi di coronavirus dello Stato e il 35% di quelli nel Paese. Sono 13.119 i contagi newyorkesi, 124 i morti finora registrati. In totale, sono stati condotti 313mila test. E con l’aumento verticale dei contagi, secondo il Wall Street Journal, le principali compagnie aree americane stanno valutando l’ipotesi di sospendere tutto il traffico interno. Potrebbero quindi volare solo gli aerei cargo, nel caso in cui la Casa Bianca dovesse imporre alle compagnie di trasportare lo staff militare medico, le attrezzature sanitarie e alte forniture necessarie per l’emergenza. Intanto il vicepresidente Usa Mike Pence, spiegando che tutti i laboratori degli ospedali e tutti gli Stati devono inviare i numeri delle persone risultate positive ai Centri Usa per il controllo e la prevenzione della malattia.

Trump: “Usa non sono fatti per lo shutdown, riapriremo presto agli affari”

Gli Usa “non sono fatti per lo shutdown”. Parola di Donald Trump, che annuncia l’intenzione di riaprire l’America “agli affari”, per salvaguardare l’economia anche al tempo del coronavirus. Durante la conferenza stampa sul Covid-19, il presidente ha indicato l’esigenza di voler gradualmente far ripartire il Paese, perché “si può morire” anche di crisi economica e occorre trovare un punto di equilibrio. Deciderà la prossima settimana, quando scadranno i 15 giorni di distanziamento sociale richiesto a tutto il Paese. Intanto oltre il 40% della popolazione è in lockdown, in blocco totale. “Se fosse per i medici, chiuderebbero tutto il mondo“, ha fatto presente Trump. “Questo è un problema medico. Non consentiremo che si trasformi in un problema finanziario di lungo periodo“, ha concluso.

Cina: l’8 aprile finisce la quarantena a Wuhan

In Cina invece, dove tutto è cominciato, la situazione sta tornando gradualmente verso la normalità (se così si può dire). Verrà revocata il prossimo 8 aprile la quarantena di massa alla quale è stata sottoposta la città di Wuhan, epicentro della diffusione del coronavirus nella provincia dello Hubei, nella Cina centrale. E’ quanto si legge sul sito del governo provinciale, dove si spiega che sarà possibile entrare e uscire da Wuhan. Le restrizioni in entrata e in uscita saranno invece revocate a partire da domani per lo Hubei. Tuttavia oggi la commissione sanitaria ha riferito di un nuovo caso di coronavirus, il primo in sei giorni. La Cina ha registrato 74 nuovi casi di Covid-19 importati, portando a 427 il totale. La maggior parte dei nuovi casi registrati in Cina in persone provenienti dall’estero è stata registrata a Pechino (31 positivi). Ecco perché, a partire da domani, tutti coloro che arriveranno a Pechino dall’estero verranno sottoposti a test per il Covid-19 e sottoposti alla quarantena. Lo riporta il Beijing Daily, precisando che le operazioni saranno a spese delle stesse persone che arriveranno nella capitale cinese.

Corea del Sud: in leggero rialzo il numero di nuovi casi

La Corea del Sud ha avuto lunedì 76 nuovi casi di Covid-19, in leggero rialzo sui 64 di domenica: secondo gli aggiornamenti del Korea Centers for Disease Control and Prevention, le infezioni totali sono salite a 9.037, mentre i decessi sono saliti di 9 unità, a 120. Il tasso di mortalità è dell’1,33%. I casi di infezione importata sono aumentati da 20 a 67 unità, è il più alto aumento giornaliero. Sul totale di 1.203 persone, per il 90% sudcoreani, giunte ieri nel Paese dall’Europa, 101 hanno mostrato i sintomi del coronavirus.

Primi decessi in Israele, i contagi salgono a 1.442

Sono saliti a 1.442 i positivi al Covid-19 in Israele. Lo ha reso noto il ministero della Sanità, secondo cui 29 di essi si trovano in condizioni gravi. Venerdì si è registrato un primo decesso per coronavirus. Oggi in un ospedale di Tel Aviv si è avuto un ulteriore decesso che potrebbe essere attribuito al Covid-19, anche se non c’è ancora la conferma ufficiale. Secondo quanto riportato dai media, il governo discuterà una serie di misure per limitare in maniera ancora più rigida gli spostamenti degli israeliani fuori dalle proprie abitazioni.

Sudafrica in lockdown per tre settimane

Il Sudafrica sarà in isolamento per le prossime tre settimane per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Sarà dispiegato l’esercito nelle strade per garantire il rispetto del lockdown. La misura entrerà in vigore a partire da giovedì mattina. Il numero di casi positivi al coronavirus in Sudafrica è salito a 402, il più alto nell’Africa sub-sahariana. Lo riporta la Bbc. Il problema nel Paese è che ci sono comunità che non intendono rispettare le restrizioni sugli spostamenti, come nel caso della prima paziente positiva al test nella provincia del Capo Orientale. La donna ha infranto le regole di auto-isolamento, lasciando la propria casa dicendo che i suoi diritti erano stati violati. Le autorità stanno rintracciando le persone con cui la donna potrebbe essere stata a contatto.

Adolfo Spezzaferro

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