Roma, 15 giu – L’inchiesta Partygate che ha coinvolto l’ex premier britannico Boris Johnson si è conclusa. Iniziata oltre un anno fa, la storia aveva visto protagonista anche l’attuale capo del governo inglese Rishi Sunak.
Partygate, condanna per Johnson
Secondo quanto riporta Tgcom24, il rapporto a conclusione del Partygate ha condannato Johnson, dopo che le indagini erano state condotte da una commissione bipartisan di Westminster, la cosiddetta Privileges Committee. Quest’ultima ha ritenuto che, negli interventi da primo ministro pronunciati alla Camera dei Comuni, Johnson abbia consapevolmente “fuorviato” il Parlamento sulle feste organizzate a Downing Street, avvenute in violazione delle restrizioni anti-Covid. Ufficialmente, secondo quanto dichiarato, non sarebbe mai capitato in Gran Bretagna che un primo ministro avesse mentito al Parlamento.
Le dimissioni e la polemica: “È un assassinio politico”
Johnson si era dimesso da deputato nella giornata di venerdì scorso, dopo aver visto in anteprima il documento della commissione. L’obiettivo era di evitare di essere allontanato dall’autorità successivamente alla conclusione dell’inchiesta. Una condanna contro cui Johnson ha comunque reagito, difendendosi così: “Non ho mentito, e credo che in cuor loro alla commissione lo sappiano”. Poi le parole durissime: “È un assassinio politico“, definendo “l’ultimo colpo di coltello” contro di lui quello sferrato dal Privileges Committee.
Alberto Celletti
1 commento
Quello che fa più specie e la dice lunga sul sistema imperante è come certi personaggi, apicali nella democrazia totalitaria, vengano espulsi per cazzate e mai per vera sostanza.
… Altrimenti dovrebbero espellersi tutti!