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Il Primato attacca Di Maio, il “Fini dei grillini” che ha normalizzato il M5S

by La Redazione
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Roma, 5 apr – Questo mese tocca a Luigi Di Maio, cioè «il moderato». Stiamo parlando della copertina del nuovo numero del Primato Nazionale, da oggi presente in tutte le edicole d’Italia. Nel focus il direttore Adriano Scianca ricostruisce la «storia di un uomo qualunque» e spiega perché il leader dei Cinque Stelle è stato qui definito come il «Fini dei grillini». Ma prima del focus è un’inchiesta firmata Francesca Totolo che apre il mensile. Un’inchiesta che si occupa delle «mani sporche dei buoni», ossia di tutti gli «affari sporchi» delle tanto osannate Ong.
All’interno del numero è presente inoltre uno speciale dedicato all’antica Roma. Il quesito di fondo è: il ricordo della missione imperiale di Roma ha oggi un senso esclusivamente erudito, letterario e nostalgico, oppure può darci orientamenti esistenziali, politici, spirituali? Tentano di dare una risposta a questa domanda Valerio Benedetti, che illustra l’uso politico che si è fatto nei secoli del mito di Roma, Stefano Bianchi, che si concentra sulla pax deorum e sul rapporto che i Romani avevano con il sacro e il divino, e Tommaso Indelli, che ricostruisce i contorni della figura tragica di Giuliano imperatore, protagonista di un’epoca di profonde trasformazioni.
Non manca, ovviamente, la consueta galleria delle rubriche del Primato. Se Mario Vattani si concede un interessante dialogo con Daniele Dell’Orco, giovane autore del libro Non chiamateli Kamikaze, Alessandro Meluzzi dà invece una stoccata a Emma Bonino, la «sacerdotessa dell’anti-vita». Francesco Borgonovo, da parte sua, ci offre una recensione al vetriolo di Black panther, il nuovo film targato Marvel che «glorifica l’orgoglio afroamericano, ma finisce nel vicolo cieco del vittimismo». Chiude la carrellata Paolo Bargiggia che, con l’ausilio del dg del Genoa Giorgio Perinetti, ci spiega come è possibile rilanciare la nostra Nazionale operando nei settori giovanili.
Molto nutrita è, come sempre, la sezione degli approfondimenti. Da segnalare sono una critica rovente dell’euro come «marco del nuovo millennio», firmata Amintore Dantan, una lettura tagliente del Sessantotto operata da Gabriele Adinolfi in occasione del cinquantenario e, infine, una corposa intervista sul fascismo a Maurizio Murelli, che veste per così dire i panni di Renzo De Felice (a cui è peraltro dedicato un articolo di Alfonso Piscitelli). Di notevole interesse sono anche il contributo di Francesco Boco, che rimette pesantemente in discussione l’immagine idealizzata degli Usa come esempio di integrazione etnica, e quello di Gennaro Malgieri che presenta ai lettori la recente traduzione italiana dell’opus magnum di Gómez Dávila, il «Nietzsche di Bogotà». Chiude il numero del Primato una terna di contributi sul tema del lavoro: se Francesco Carlesi rilegge il corporativismo come chiave di volta di una possibile «democrazia fascista», i giuristi Daniele Trabucco e Michelangelo De Donà ci spiegano perché l’istituzione di una Camera del Lavoro al posto del Senato è oggi quanto mai necessaria, mentre Carlo Bonney ci illustra i pericoli e le sfide che ci pone la nuova rivoluzione tecnologica, esortandoci a recuperare lo spirito dell’umanesimo del lavoro per poter superare questa crisi.
Elena Sempione  

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