Roma, 26 giu – Roma sprofonda nei rifiuti, la foto del tappeto di vermi vicino ad un cassonetto fa il giro del mondo, il 72% dei romani boccia l’amministrazione 5 Stelle della Capitale. Un disastro. E qual è la risposta del sindaco Virginia Raggi? Attaccare CasaPound. Questa volta l’obiettivo della “sindaca” è la rimozione della scritta in marmo installata all’ingresso dello stabile di via Napoleone III numero 8 a Roma.
A riportare la notizia è Andrea Palladino su La Stampa, giornalista che sull’Espresso si è spesso occupato di CasaPound, vergando le grandi inchieste a base di soldi di Putin e piatti di carbonara. Insomma la notizia finora è comparsa solo su un quotidiano di proprietà di De Benedetti come La Stampa, riportata da uno dei più attivi spargitori di fango del gruppo Gedi (Palladino fu quello che diede della bufalara prezzolata a Francesca Totolo).
L’incarico al “pistolero” Antonio Di Maggio
L’incarico di rimuovere l’elegante scritta di marmo in stile razionalista sarebbe stato affidato ad Antonio Di Maggio, comandante della Polizia locale di Roma. Lui, il super vigile con la pistola famoso per i metodi “brutali”, ha il dente avvelenato con CasaPound: nel 2016 fu lui a guidare lo sgombero di due famiglie italiane in via del Colosseo difese dalla tartaruga frecciata, distinguendosi per il lancio in strada di mobili e suppellettili. Un fedele servitore del Campidoglio, così fedele che nel 2018 è stato nominato comandante della Polizia locale di Roma, ruolo che continuerà a ricoprire a titolo gratuito nonostante abbia raggiunto l’età pensionabile. Chissà che il “pistolero” non utilizzi questo suo particolare status, di pensionato ancora saldamente al comando dei pizzardoni, per togliersi un sassolino dalla scarpa contro CasdaPound.
L’ossessione di Virginia
Ad ogni modo è sorprendente riscontrare l’accanimento di Virginia Raggi contro CasaPound, odio che si rinnova con cadenza quasi settimanale. Pochi giorni fa riprendendo la falsa notizia del danno erariale di 4,6 milioni aveva rilanciato l’ipotesi di sgombero per lo stabile di via Napoleone III al grido di “basta privilegi“. In questi mesi il sindaco di Roma più volte ha invocato lo sgombero di CasaPound, considerato un’urgenza per la Capitale, o si è scagliata contro il movimento, come in occasione delle proteste di torre Maura e Casal Bruciato. La questione della scritta è dunque solo l’ultimo frutto dell’ossessione che il sindaco di Roma, migliore amico dell’Anpi, nutre per CasaPound.
Davide Romano
7 comments
Su quali basi vuole rimuovere la scritta ?
Quale legge lo prevede ?
…chi tocca la scritta? il pistola della raggi? Non devono mai più tornare..
L’origine centrista dei 5 stelle è evidente. Un retaggio della vecchia dc, privata pure della patina moralista religiosa. Così può trovare amici e nemici sia a destra che a sinistra, demonizzare ogni estremismo ed adagiarsi sui soliti luoghi comuni ed interessi di palazzo. La dietrologia complottistico-persecutoria è il loro forte, così come il rimanere impantanati nella melma come un ippopotamo troppo grasso. La colpa è sempre degli altri, ciò che conta è l’imbonimento illusorio ed ingannevole dei cittadini, l’arroganza di un potere ormai ridicolo, come il teatrino di pulcinella.
[…] a cui è interessata la Raggi si riduce alla temibile scritta in marmo di CasaPound, la cui rimozione avvenuta l’estate scorsa è stata portata in trionfo come “vittoria dell’amministrazione Raggi”; il tutto […]
[…] capitolina, l’attenzione morbosa che il sindaco riserva a CasaPound assume i connotati di una vera e propria ossessione. Viscerale e individuale, più che […]
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se all’interno ci sono dei topi di fogna allora si può togliere