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Ricollocamenti clandestini, il racket criminale: ecco dove venivano portati

by Alberto Celletti
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Roma, 7 giu – I ricollocamenti dei clandestini sono già un concetto perdente di per sé, se poi ci si aggiunge il racket criminale che ci lucra, il quadro diventa ancora più tragico. Quanto pubblicato da Libero sulla questione apre a scenari ancora più debilitanti, sebbene già facilmente immaginabili in precedenza.

Ricollocamenti, il racket sui clandestini: ecco come funzionava

Dalla Sicilia alla Calabria, in molti fornivano ricollocamenti illegali in un sistema di racket che faceva uscire i clandestini dai centri di accoglienza per poi portarli in altri Paesi europei, soprattutto in Francia e Germania. Il tutto mentre sia Parigi che Berlino, come altri e come è noto, rifiutano da sempre i fumosissimi “ricollocamenti”, visto che non esistono obblighi a riguardo. Il movimento criminale è stato fermato dai carabinieri di Reggio Calabria, con la collaborazione e il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia. L’hanno chiamata “operazione Parepidêmos”: con essa, gli investigatori italiani, insieme a quelli francesi e tedeschi, hanno portato alla custodia cautelare di quattro afghani.

Il procedimento era grosso modo questo: i clandestini sbarcavano sulle coste calabresi, spesso quelle ioniche. Poi venivano condotti dalle autorità italiane presso i centi di contenimento sanitario temporaneo (il periodo in cui si sono verificati i fatti è quello dell’inizio del Covid), poi entravano in gioco i trafficanti, che caricavano sui furgoni i clandestini, li nascondevano in vani appositi e poi li portavano inizialmente in Abruzzo per poi salire in Piemonte e superare il confine del Frejus. In un veicolo guidato da un’autista che voleva essere pagato in anticipo.

Gli arrestati

Il primo fermo riguarda tale Yawar Mohammad Younos: secondo gli investigatori sarebbe la mente principale, promotore e anche autista. Poi c’è l’intermediario, che permetteva di comunicare ai parenti dei clandestini le informazioni dell’autista.
Conversazioni crude, se si tiene fede alle intercetazioni. In una di queste, un parente dei clandestini dice: “Senti fratello, noi ci siamo messi d’accordo per Francoforte non per l’Italia. Tu li hai distrutti, li hai lasciati sulla montagna, ma sei pazzo? Ubriaco? Che cosa sei ? E vuoi i soldi…”. L’autista, fermatosi in attesa di prendere il denaro, ribatte: “Senti fratello, così mi fai arrabbiare perché io ho già speso i soldi, ho fatto la benzina, prima tu manda 1.300 euro nel conto di mio cugino adesso, ti invio il suo numero, ma adesso che li prendo, dove li accompagno? Dimmi tu?”. Il parente risponde così: “Fratello, tu sei in macchina e quanto sei stanco. Immagina loro dalle 6 di mattina che camminano. Non hanno nemmeno acqua, sono affamati. La strada è pericolosa. Secondo te si devono mettere in pericolo?”. Ma per il “boss” non c’è pietà che tenga: “Io voglio solo i miei soldi”, conclude.

Alberto Celletti

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Germano 7 Giugno 2023 - 1:31

Si può essere ignoranti, si può essere di sinistra, si può essere idioti, ma un italiano che difende l’immigrazione, a prescindere dal tipo di immigrazione, è un criminale, un traditore della patria e gli auguro la peggiore fine

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