Reggio Calabria, 11 mag – Se dite che è in atto una sostituzione di popolo, vi prenderanno per complottisti. Se dite che l’immigrazione rappresenta “una risposta allo spopolamento” state dicendo esattamente la stessa cosa, ma allora andrà tutto bene.
È il caso del rapporto Censis su “La nuova scommessa della Calabria: trasformare i flussi dal Mediterraneo in piattaforme di relazionalità”. Uno studio in cui si sponsorizza una vera e propria colonizzazione di popolamento mascherata da grande “opportunità” economica. Vi leggiamo: “In Calabria a gennaio 2016 risiedevano 96.889 stranieri, vale a dire il 4,9% del totale dei residenti nella Regione: senza di loro la popolazione della Regione si ridurrebbe a 1.874.000 residenti, rendendo evidente quel fenomeno di spopolamento e insieme di denatalità che sta interessando soprattutto le aree interne. Non solo: gli stranieri sono una popolazione decisamente più giovane di quella nativa, con un’età media di 33,5 anni, a fronte dei 43,6 degli italiani. Questo dato è il risultato della diversa composizione per età: tra gli stranieri il 17,4% è minorenne, il 34,1% ha meno di 34 anni e il 45,8% ha al massimo 64 anni di età, mentre i longevi che superano i 64 anni sono solo il 2,6% del totale. Speculare il discorso per i calabresi, tra i quali gli anziani rappresentano il 21,5% della popolazione, i minori sono il 16,6% e i millennials rappresentano il 20,3%”. Ecco quindi che “l’immigrazione rappresenta anche una risposta allo spopolamento che interessa soprattutto i piccoli e piccolissimi comuni interni delle diverse aree della Calabria. Basti pensare che i 190 comuni con meno di 2.000 abitanti, che oggi hanno 214.094 abitanti (il 10,9% del totale regionale), negli ultimi otto anni hanno fatto registrare uno spopolamento del 6,1% -con punte massime a Serra d’Aiello (-30,2%) e Castroregio (-28,5%) in provincia di Cosenza: nelle stesse aree e nello stesso periodo gli stranieri crescono del 50,9% (a Serra d’Aiello del 50%, mentre a Castroregio diminuiscono anche gli stranieri residenti)”. Sempre meno italiani, sempre più immigrati: c’è un nome per questa cosa, è “sostituzione di popolo”.
Andiamo avanti: “Discorso analogo vale per i 134 comuni che hanno tra i 2.000 e i 5.000 abitanti, dove i residenti – che oggi sono 418.861 (il 21,2% del totale)- tra il 2008 e il 2015 diminuiscono dell’1,6%, ma gli stranieri aumentano del 66,2%”. E “anche nei 52 comuni che hanno tra i 5.000 e i 10.000 abitanti, dove risiedono 357.715 abitanti, pari al 18,2% della Regione, la dinamica demografica degli stranieri è opposta a quella degli italiani: in queste aree dal 2008 ad oggi la popolazione è diminuita dell’1,6%, ma gli stranieri sono aumentati del 92,4%”. Infine, “nelle aree urbane di maggiori dimensioni, che sono 35 e dove vive il 49,7% dei calabresi, la dinamica dei residenti è in crescita dell’1,8% dal 2008 ad oggi, ma tale dinamica è esclusivamente trainata dai migranti, aumentati del 101,5% nel periodo considerato”. Certo, lo spopolamento dei centri medio-piccoli, vuoi per la denatalità, vuoi per l’emigrazione, è un problema. Ma voler ripopolare questi centri con gente qualsiasi, venuta da chissà dove, ci sembra come voler curare il mal d’orecchie con una fucilata. Ma il Censis la chiama “opportunità”, quindi va bene così.
Giorgio Nigra