Milano, 26 apr – “I ‘camerati’ così si firmano sui manifesti, sono intenzionati a sfidare il divieto della prefettura e scendere comunque in strada per un corteo, allo stato non autorizzato, per ricordare Sergio Ramelli, il militante del Fronte della Gioventù che nel 1976 fu ucciso durante gli scontri di piazza con Avanguardia Operaia”. E’ quanto scritto oggi da Repubblica, che a ben vedere va oltre lo storico “compagni che sbagliano” tristemente in voga negli anni di piombo tra politici e giornalisti di sinistra.
Il quotidiano radical chic riesce nel vergognoso intento di infangare la memoria di un ragazzo di 18 anni ammazzato a colpi di chiave inglese da un commando di Avanguardia Operaia. Non vi furono affatto “scontri”, Sergio Ramelli il 13 marzo 1975 (Repubblica, tanto per dar prova di serietà, ha pure “sbagliato” data) fu aggredito vigliaccamente in via Paladini mentre si stava incamminando verso casa. I dieci antifascisti non lo conoscevano e in stile gappista utilizzarono una foto “segnaletica” scattata da un suo compagno di classe per identificarlo.
A quel ragazzo di 18 anni sfondarono il cranio. Ramelli morì dopo 47 giorni di agonia la mattina del 29 aprile 1975 e le forze dell’ordine a causa delle pressioni politiche, giusto per capire chi generava odio in quegli anni (e non solo), arrivarono a proibire il corteo funebre. Sergio Ramelli era uno studente di liceo, militante del Fronte della Gioventù, già colpito due volte da aggressioni antifasciste e costretto ad abbandonare l’istituto scolastico da lui frequentato per questioni di sicurezza. Gli aggressori, armati di “Hazet 36”, erano tutti figli di buona famiglia, e uccisero uno studente di 18 anni di estrazione popolare. Ecco chi era per loro il “nemico fascista da eliminare”.
Lo schifoso fango e le fake news di Repubblica
Dopo anni di silenzi, omertà e infine di condanne per gli assassini, Repubblica oggi parla di “scontri” e sproloquia pure su chi intende semplicemente commemorare, come ogni anno, un ragazzo che aveva la sola “colpa” di avere un’idea politica diversa da chi lo uccise. Un’idea diversa pure da Repubblica, che adesso dovrebbe quantomeno chiedere scusa, correggere immediatamente l’articolo e iniziare a smettere di scrivere indecenti fake news che oltretutto, in questo caso, gettano fango sulla memoria di un giovane barbaramente assassinato.
Eugenio Palazzini
14 comments
A mio giudizio Schifoso è il tuo commento, non l’articolo di repubblica…come schifoso è e sarà chi inneggia al fascismo
Fra i sicari comunisti pseudo-operai di Ramelli c’era anche una donna. Tanto per smentire le fandonie femmineo-pacifistiche. E scommetto che era stronza come questa Natasha, il cui solo nome denuncia le simpatie sovietiche della cagna che l’ha partorita.
IO ERO, SONO E SARO’ FASCISTA, perchè nel 1919 i fascisti furono i primi e gli unici, con Marinetti e gli arditi, ad affrontare in piazza i traditori socialisti (i quali, davanti alla vittoria mutilata, anzichè corre a Fiume con D’Annunzio e a stringersi all’Italia di Vittorio Veneto contro chi a Versaglia voleva toglierci quanto promesso a Londra, pensavano soltanto a sabotare la nazione che per loro era non madre ma “stato borghese”) e a metterli per la prima volta in fuga (ponendo termine alle violenze e ai disordini del biennio rosso:che lo sfasciamento dell’Avanti sia stato “l’inizio della violenza fascista” è la madre di tutte le menzogne storiche), perchè nella “guerra del sangue contro l’oro” (1939-1945) furoni i soli ad affrontare apertamente in guerra le potenze capitaliste (quando l’URSS invece, rinnegando i suoi stessi principi marxisti-leninisti, le ha sostenute), perchè ancora oggi, ad un secolo dalle parole del Vate, chiunque voglia opporsi alla rapina di ogni ricchezza materiale e soprattutto morale dei popoli (prime fra tutte, quelle identità di sangue e spirito che hanno costituito il nerbo dell’Europa nei momenti più alti della sua civiltà, dalla Grecia Omerica e dalla Roma Repubblicana insino alla Germania Sacra e Imperiale e al Rinascimento Latino) operata (specie a partire dalla “strana” crisi del 2008) dalla finanza di quell’occidente “che non ci ama e non ci vuole […] ed è divenuto una immensa banca giudea in servizio della spietata plutocrazia transatlantica”, finisce per essere ricondotta alla parola “fascismo” ogni radicale opposizione a tale sistema, perchè domani, e per sempre, chiunque non voglia essere governato da razze di mercanti, e dai loro inferi valori di utile e tempo, ma voglia ritornare a quelle aristocrazie guerriere e sapienziali che seguono il sacro e l’eterno dovrà, come ci ha insegnato Evola nel suo testamento politico, partire da ciò che il mondo moderno chiama “Fascismo” per operare una vera “Rivolta”.
Il povero Sergio non scrisse parole così infuocate, nè mai si rese protagonista di violenze. Fu solo “colpevole” di aver scritto un tema nemmeno tanto “revisionista”, ma semplicemente critico verso le BR. Questo, unito al fatto di appartenere ad un movimento studentesco di destra, valse la condanna a morte. Gli venne sfondato il cranio proprio da coloro che si proclamavano e si proclamano paladini dell’intelligenza.
E allora, come già disse qualcuno, “Viva la Muerte!”. Se l’intelligenza è la grande menzogna progressista (che già Nietzsche ha mostrato esser tale nel suo “Anticristiano”), se è la finta libertà di questa repubblica delle banane serva della finanza senza patria ma con sede in USA, se è la costante creazione di fake news, a livello storico-idelogico e pure pratico-personale da parte della cultura dominante (mentre di ciò si accusano le opposizioni al sistema) – menzogne di cui la narrazione femminista, sia detto per inciso, rappresente l’esempio più evidente e cancerogeno – è davvero meglio dare e rischiare la morte per ciò che ha sempre dato il senso più alto alla vita dai tempi di Achille e di Ettore (rendendola ben più degna di essere vissuta rispetto a quella mera sopravvivenza bovina che si aveva prima nelle società matriarcali dell’umano indifferenziato cui il sedicente progresso vorrebbe ricondurci sotto mentite spoglie).
Al contrario del pacifico Sergio, io, nato e cresciuto in una Emilia rossa e progressista, vivente e operante in un’università internazionale e affabulatrice, sto iniziando a divenire per la prima volta nella mia vita violento. Sto iniziando a capire i Freikorps che giustiziarono la femminista Luxemburg ed il traditore Rathenau, a capire il Marinetti della “violenza riabilitata come argomento decisivo”, a capire gli Eroi della Charlemagne a Berlino.
La mia pazienza si è saturata. Antifascismo e femminismo di quel giornale e di tutto quel mondo (che da ben più di 20 anni ripetono le stesse falsità sempre più smentite da quanto vedo e vivo) hanno distrutto i miei nervi (oltre che, ma questi sono dettagli, ogni prospettiva esistenziale).
Sfascerei volentieri la sede di Repubblica esattamente come Marinetti, Ferruccio Vecchi e Mario Chiesa fecero con quella dell’Avanti cento anni fa. Soprattutto, mi è passato la paura di morire (perchè come vi può essere vita rinnegando la mia natura come vorrebbe il femminismo e le mie idee come vorrebbe l’antifascismo? Nulla ho più da perdere!) e mi è sorta al voglia di provare il piacere della lotta mortale. Il piacere di uccidere. Vorrei almeno per una volta sentire cosa si prova sfondando il cranio di un nemico (o di una nemica). Come fecero a Ramelli, questo farò a loro (o devo dire a voi, Natashe tutte d’occidente?).
P.S.
Per far capire che non scherzo, aggiungo un particolare. Poichè è stata la montagna, con le sue rocce e i suoi ghiacci, a liberarmi della paura di morire, porto sempre con me lo strumento con cui far fare ad ogni Natasha del mondo la fine di Trotzki! Ma forse con una femmina basta anche sfondare il cranio a mano (con le dita, nel mio caso ben allenate dall’arrampicata, che penetrano dalle cavità degli occhi) come fa la “Montagna” nel finale della Quarta Stagione del Trono di Spade…
Anche un colpetto agli sbirri non starebbe male, dato che alla colpa originaria di servire uno stato antifascista uniscono la nuova colpa di essere il braccio armato della giustizia femministizzata e del nuovo ordine mondiale. Sbirri che proibirono il corteo funebre di Sergio ieri, sbirri che eseguono gli ordini dei vari cagoja politici di oggi…
Democratica, come loro. Vi meritate La Repubblica e l’UE. Onore a chi morì per un ideale.
Onore al camerata Ramelli, articolo ottimo,gli schifosi , vigliacchi e codardi , comunisti di ieri si rivedono oggi in ignobili pseudo intellettuali insipienti e parassiti, prezzolati da uno stato servo di una immonda casta burocrate sinistra………..la vostra pseudo democrazia del cazzo è ripugnante. CP Forever.
Tu possiedi un giudizio? Ne sei sicura?
Sarà la solite mediocre mente femmineo-democratica che, priva com’è di qualunque dote critica (ovvero di intus-legere le cose), si beve tutte le narrazioni femminste e antifasciste del mainstream e crede di poter “dialogare” con noi dall’alto della sua “superiorità morale” e della sua conoscenza scolastica della cosiddetta “storia”. Andrebbe davvero aperta quella testolina per vedere cosa c’è dentro.
Cara Natasha, hai portato il cervello all’ammasso fino a questo punto?
No, quelle come lei non hanno niente da portare all’ammasso. Sono prive di anima oltre che di cervello (come potrebbe altrimenti non piangere per un ragazzo ucciso solo per le idee di un suo tema? come potrebbe non provare quell’empatia che le femmine occidentali ostentano davanti a gatti e immigrati?). Il medioevo non sbagliava con loro.
Meno male che voci plurali si ergono al di fuori del coro…putropp nei tempi bui del politically correct, un repoter che parla di Palestina, Iran e Birmania deve ancora essere additato da qualche demente liberal per scrivere cose semplicemnete vere.
Cara Natasha,
ho un paio d’anni meno di Sergio, militavo nel suo stesso partito ed in quei giorni ero in piazza e davanti alle scuole a manifestare per quel vile agguato (VILE, VIGLIACCO, DA VERMI CODARDI) con il cuore gonfio di dolore e rabbia.
Oggi i miei sentimenti sono ancora quelli: dolore e rabbia, forse odio.
Per questo vorrei tanto averti davanti per vedere se un verme infame come te avrebbe il coraggio (?) di ripetere quanto hai affermato e nel caso, ma lo dubito, elargirti ciò che meriti gonfiandoti il visino. Lo ritengo un obbligo morale nei confronti di esseri immondi come te.
[…] non parliamo nemmeno di Repubblica, che pur di nascondere la testa sotto la sabbia dell’indifferenza verso un ragazzo morto è […]
[…] non parliamo nemmeno di Repubblica, che pur di nascondere la testa sotto la sabbia dell’indifferenza verso un ragazzo morto è […]
[…] non parliamo nemmeno di Repubblica, che pur di nascondere la testa sotto la sabbia dell’indifferenza verso un ragazzo morto è stata […]
[…] proprio nel giorno dedicato alla memoria per Sergio Ramelli, spesso mistificata: esempio ne è l’articolo di La Repubblica che sostiene che il giovane ragazzo di 18 anni, ammazzato a colpi…con degli antagonisti. Sergio Ramelli il 13 marzo 1975 fu, invece, vilmente aggredito da dieci […]