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Striscione “White lives matter”: il responsabile e la sua ragazza licenziati per “condotta razzista”

by Cristina Gauri
6 comments
white lives matter

Roma, 25 giu – Dopo l’«incidente» dello striscione «razzista» con la scritta White lives matter che sabato ha sorvolato lo stadio di Manchester provocando l’indignazione della Premier League, la polizia inglese si è mossa come un lampo alla ricerca del responsabile – manco fosse stato un pericoloso terrorista. E in un lampo il «colpevole» è stato individuato.
Si chiama Jake Hepple, ha 24 anni ed è il tifoso del Burnley, e da ieri non ha più lavoro. Sì perché dopo essere stato smascherato dalle autorità, la Paradigm Precision, ditta presso cui era impiegato, ha deciso di far scattare subito la rappresaglia e di licenziarlo. «Abbiamo concluso la nostra indagine sulla condotta di uno dei nostri impiegati in relazione all’incidente alla partita Manchester City – Burnley e ad altri episodi. Siamo giunti alla conclusione che si è verificata una violazione della policy aziendale. Questa persona non lavora più per noi, Paradigm precisione non tollera il razzismo in alcuna forma ed è a favore della diversità e dell’incisività», questo il comunicato dell’azienda.

In realtà Hepple non si stava nemmeno nascondendo. Il 24enne aveva rivendicato il gesto sui social postando su Facebook la diretta del volo incriminato, corredandolo con la didascalia: «Vorrei cogliere l’occasione per scusarmi…con assolutamente un ca**o di nessuno!». Nonostante la caccia all’uomo degna di una serial killer, la polizia inglese ha concluso che «non ci sono prove di alcuna condotta criminale» da parte di Hepple che quindi è stato lasciato libero. Disoccupato ma libero. «La polizia mi ha detto che non ho commesso alcun crimine e che non ho fatto nulla di male – spiega il ragazzo intervistato dal Sun. – anzi, mi hanno chiesto se stavo bene e se avevo bisogno di una scorta, per scongiurare il pericolo che qualcuno mi possa prendere di mira». Hepple ha tenuta a precisare di non essere razzista, «ho amici neri e asiatici. Non volevamo offendere nessuno ma penso sia importante stabilire che anche le vite dei bianchi contano. Questo è quello che stavo cercando di dire».

La stessa sorte di Hepple è toccata anche alla sua fidanzata, Megan Rambadt, licenziata in tronco dalla ditta Solace Foot Health and Reflexology dove era impiegata. La sua colpa? Non aver voluto partecipare a un «corso di sensibilità razziale intensiva» – o di riprogrammazione mentale, scegliete voi la dicitura che preferite – organizzato dall’azienda in seguito alla vicenda per sensibilizzare la ragazza sul razzismo.

Cristina Gauri

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6 comments

alexandro12 25 Giugno 2020 - 11:46

La “Cura Ludovico” di kubrickiana memoria è proprio dietro l’angolo…

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Cambridge, i tweet razzisti della prof indiana: "Le vite dei bianchi non contano". E l'università la difende | Il Primato Nazionale 25 Giugno 2020 - 11:47

[…] Striscione “White lives matter”: il responsabile e la sua ragazza licenziati… […]

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Filippo 25 Giugno 2020 - 1:46

Questa è l’ennesima riprova che esiste un solo razzismo al mondo ed è quello contro i bianchi!

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Rocketto 25 Giugno 2020 - 8:48

Che schifo, se tutti quelli cui è rimasto qualche neurone, e sono ancora tanti, si unissero e facessero come loro com azioni coordinate i dittatori poi licenzierebbero stoc….

Quello che sta avvenendo a velocità sempre maggiore è roba da regimi dittatoriali.

Mettiamo sia giusto che uno nella propria azienda possa licenziare chi vuole a prescindere, sempre a patto rispetti le regole su sicurezza sul lavoro, contributi ecc., allora riferendosi all’episodio citato specularmente ad esempio anche un bianco dovrebbe poter licenziare un nero perché pubblicizza lo slogan black lives matter, e qui casca l’asino, impossibile, ma senza reciprocità è appunto dittatura, i politici con ancora un minimo di buon senso dovrebbero denunciare ogni giorno questo scempio invece di farsi intimidire.

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jenablindata 25 Giugno 2020 - 8:57

la Paradigm Precision produce componenti per turboreattori da aereo.
Solace Foot Health and Reflexology è una (catena?) di pedicure.

mi spiace soltanto che non rientrano ne’ uno nè l’altra nei miei fornitori,clienti o conoscenti
in modo da poterli cacciare a pedate dai miei contatti commerciali,specificandone anche il motivo:
“perchè siete troppo leccaderetani,per poter lavorare con me”

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Flavio 26 Giugno 2020 - 12:13

Dovremmo boicottare per primi le aziende serve del politicamente corretto.
Sono elementi di decadenza.
Dicono che se fosse per noi si tornerebbe al medioevo. Ma il medioevo aveva una società complessa, una poesia sublime, una filosofia che metteva l’intelligenza e non il denaro a muovere i cieli (vedi il paradiso dantesco).
Se davvero si fosse lasciato fare a coloro che si dicono discriminati si sarebbe rimasti al mesolitico.
Vedere com’erano i colonizzati prima dei coloni per credere.
E’ un fatto, non è razzismo. Vediamo se licenziano anche me.

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