Home » Tempi di attesa lunghi, i pazienti si lamentano. E il medico li accusa di razzismo

Tempi di attesa lunghi, i pazienti si lamentano. E il medico li accusa di razzismo

by admin
1 commento

Cagliari, 21 set – Un medico in servizio presso un ambulatorio dell‘ospedale San Giovanni di Dio, dell’azienda Ospedaliero universitaria di Cagliari, Maria Cristina Deidda, ha denunciato su facebook quello che ha definito un episodio di razzismo. Chiaramente i media hanno ripreso lo sfogo della dottoressa, gridando allo strisciante clima di odio che si respirerebbe nel nostro Paese.
Alcuni pazienti si sarebbero lamentati per aver atteso troppo a lungo prima di essere ricevuti dalla dottoressa, perché quest’ultima era impegnata nel consulto di un paziente senegalese. E hanno espresso questo fastidio in un modo forse un po’ colorito. Viste le circostanze in cui versano quanti si rivolgono ad ambulatori dove vengono somministrate cure palliative, un piccolo sforzo di comprensione potrebbe essere fatto, da parte di tutti. Ma soprattutto da parte dei medici, che invece di denunciare su facebook che “ben quattro persone, accompagnatori di altri miei pazienti in attesa di visita, si sono lamentati di dover attendere per ‘colpa di un negro’”, potrebbero tenere per sé gli sfoghi e le lamentele delle persone in attesa e comprendere che di fronte alla sofferenza il buonismo viene in secondo piano.
Sta di fatto che la dottoressa in questione, invece, si scandalizza per le lamentele di quanti aspettavano e si sente in dovere di chiedere scusa al paziente senegalese a nome di quanti si sono lamentati, e di affermare davanti al popolo della rete di vergognarsi profondamente.
razzismo ambulatorio
Se davvero fosse vero, come scrive nel lungo post la dottoressa che “tutti i nostri pazienti, e sottolineo, indistintamente TUTTI, sono amorevolmente trattati e supportati, poiché questo comportamento nelle cure palliative è indispensabile; pur sentendo in tutta Italia di comportamenti intolleranti e discriminanti, mi ero illusa che nel nostro ambulatorio, proprio a causa della delicatezza delle patologie trattate, l’animo umano fosse più compassionevole verso l’altrui persona; io e le mie infermiere abbiamo fatto, molti anni addietro, il Giuramento di assistere chiunque ne avesse bisogno, senza discriminante di razza, sesso, religione, ideologia politica ecc.”, un minimo di comprensione in più nei confronti di chi era in attesa non sarebbe guastata.
Invece è stato molto più facile gridare al razzismo. Ovviamente il post in questione viene pubblicato su facebook senza alcun filtro sulla privacy, in modo che anche chi non è in contatto social con la dottoressa possa vederlo.
Anna Pedri

You may also like

1 commento

blackwater 21 Settembre 2018 - 2:03

a mio avviso è molto più RAZZISTA il giro di parole usato da tal Dottoressa Deledda cioè “paziente di origine senegalese” per descrivere un senegalese (come se quest’ultimo si dovesse vergognare di essere un africano proveniente dal Senegal) che usare una consonante gutturale “G” all’interno della parola “nero”,peraltro perfetta lingua italiana.
in ogni caso,l’autoreferenziale orgoglio di farsi paladine del nulla su facebook, parlando di “umanità” in ospedale violata da una consonante gutturale,dovrà essere al più presto aggiornato anche a proposito di ABORTO ops ! “interruzione di gravidanza” all’interno delle medesime mura.

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati