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“Tranquilli, ci aspettano le Ong”: le testimonianze choc “rubate” ai trafficanti

by Alberto Celletti
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Ong e trafficanti

Roma, 26 mar – Che Ong e scafisti vadano a braccetto non è certamente una scoperta, ma che possano andarci di mezzo anche i trafficanti, ovvero gli “scafisti che non partono”, non è scontato. Di certezze non ce ne sono, ma le ultime, sconvolgenti conversazioni emerse dalle attività dei traghettatori, pubblicate sul Giornale, ci mostrano un quadro che quanto meno potrebbe essere inquietante.

“Le Ong ci aspettano”, dicono gli scafisti

Ong, scafisti e trafficanti. Partenze per Lampedusa proposte in questo fine settimana. Contattati da cronisti incognito che si sono finti passeggeri, i trafficanti rispondono: eccome, se rispondono. Nella fattispecie, l’uomo intercettato parla del suo convoglio diretto all’isola siciliana. Alla domanda relativa alla presenza di navi di soccorso, ribatte: “Sì, le navi sono in mare”. Il che sarebbe puramente descrittivo, se poi non venisse aggiunto: “Vi guiderà il capitano alle navi di soccorso”.A quel punto viene fuori che la prima destinazione non sia manco l’Italia ma proprio quella delle navi di soccorso. Alla domanda: “Esistono contatti tra il comandante del convoglio e quello della nave?”, la risposta non è molto interpretabile: “Sì”.

Il modus operandi per evitare i controlli

I giornalisti spiegano al trafficante di avere i soldi e di essere pronti a raggiungerlo, partendo dalla città di Zuara. A quel punto l’uomo chiede: “Puoi venire o ti mando una macchina?”, il che lascia supporre che gli organizzatori si muovano su livelli diversi e, anche per evitare i controlli vicino le coste libiche, usino anche mezzi motorizzati. Altro elemento che viene fuori: la fretta. Mentre i colleghi tergiversano per guadagnare tempo e chiedergli più informazioni, provando a fissare l’appuntamento qualche ora prima della partenza, l’uomo li frena senza tanti complimenti: “Questo non può essere e non è un gioco. Vieni subito”, provando a chiudere le trattative immediatamente. Dopo altri diversivi dei cronisti in incognito, chiede loro il numero libico. A quest’ultima richiesta viene risposto con una scusa: “Lo abbiamo perso”. Il trafficante però non si lascia scomporre e rilancia: “Se non puoi venire oggi, vieni al prossimo viaggio. Decidi”.

Alberto Celletti

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