Roma, 16 lug – La “capitana” della Sea Watch Carola Rackete non ne vuole sapere di chiudere la bocca sulla questione immigrazione: dopo la querela a Salvini, forte del suo complesso del Messia, rinforzato dai guai che sta passando con la giustizia italiana che le hanno conferito l’allure di martire del sovranismo, si sente in dovere di dettare la sua personalissima agenda nientemeno che dalle pagine della Bild.

Avanti c’è posto

Per la ricca pasionaria coi dread, infatti, l’Ue dovrebbe garantire l’accoglienza ai 500 mila immigrati rinchiusi nelle carceri libiche. Forse la cittadinanza onoraria parigina le ha dato alla testa. “I migranti che si trovano in Libia devono immediatamente essere trasferiti in un Paese sicuro. Ci sono mezzo milione di persone nelle mani dei contrabbandieri o nei campi profughi della Libia. Dobbiamo farli uscire”, spiega Carola, affermando che questi individui devono “essere immediatamente aiutati per avere un passaggio sicuro verso l’Europa”. “Avanti c’è posto” quindi: con che soldi li si dovrebbe mantenere? In quali strutture bisognerebbe accoglierli e che tipo di futuro si dovrebbe garantire a questa gente? Di questo la Rackete non si cura, non è un problema suo. Lei si limita a volerceli scaricare sul groppone.

“Il numero di persone che abbiamo preso è ancora basso rispetto a quelle accolte in Libano, Giordania o in altri paesi africani”. L’Ue ha una “responsabilità storica di accettare i rifugiati che non possano più vivere nei loro Paesi”. A questi 500mila andrebbero poi a sommarsi i cosiddetti “rifugiati climatici”, aggiunge la comandante della Sea Watch 3. “Il collasso del sistema climatico porterà a rifugiati dei cambiamenti climatici, che ovviamente dobbiamo assorbire. In alcuni Paesi africani la fornitura di alimenti di base è stata distrutta dai Paesi industrializzati in Europa. Arriveremo a un punto in cui vi sarà una migrazione forzata da circostanze esterne come il clima. E non avremo scelta, non possiamo semplicemente dire che non vogliamo le persone”. Insomma, prepariamoci ad accogliere le popolazioni di un continente vasto il triplo del nostro (e parliamo solo dell’Africa) perché i loro governi non sanno fronteggiare le emergenze climatiche. Il ministro dell’interno Matteo Salvini non ha tardato a rispondere alla Rackete affidando il suo pensiero ai social, come di consueto: “Secondo la nuova eroina della sinistra, ‘Salvini deve cancellare i suoi post e dobbiamo accogliere anche i rifugiati climatici’. Siamo alle comiche”.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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