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Westminster, parlamentare guarda video hard in aula: è scandalo

by La Redazione
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Westminster video porno

Roma, 28 apr – Nel Parlamento di Westminster c’è un esponente del partito conservatore accusato di aver guardato video porno in aula, come riporta Tgcom24.

Westminster, porno in aula alla Camera dei Comuni

A Westminster il parlamentare è accusato di aver guardato un video porno sul suo smartphone, mentre si trovava alla Camera dei Comuni. Non solo, anche durante i lavori di una commissione parlamentare. Alcuni colleghi hanno spifferato ai media l’accaduto. Secondo il Mirror, il deputato avrebbe guardato il filmino vicino a una parlamentare che lo ha poi raccontato ad altri colleghi, visibilmente scandalizzata. È lo stesso partito conservatore ad aver avviato un’indagine nel merito. Dell’uomo, al momento, non si conosce né il nome né quale fila occupi nell’assemblea (se quelle dell’esecutivo o dei cosiddetti “backbenchers”). Un comportamento “del tutto inaccettabile”, si legge nella nota di Chris Heaton Harris, il Chief Whip (ministro-capogruppo) responsabile della disciplina interna. “Verranno presi provvedimenti” prosegue la nota. In caso di accertamento, il deputato di Westminster amante del porno rischia di perdere il suo seggio.

Non solo porno nel parlamento inglese

Non solo porno a Westminster, ma anche accuse di sessismo e violenze. “Non c’è spazio” per queste cose, ha detto il premier Boris Johnson ai Comuni, durante il Question Time a una domanda del leader dell’opposizione laburista Keir Starmer. Il caso esaminato è quello della sua vice, Angela Rayner, accusata di ricorrere a pose provocanti per distrarre i banchi del governo. Il primo ministro ha difeso la Rayner da quelli che sono stati definiti “attacchi misogini”. In ogni caso, per Johnson “le molestie sessuali sono intollerabili” e qualora gli organismi disciplinari ne comprovino qualcuna, essa deve concurre alla revoca del mandato del soggetto interessato, anche se riguardante eventuali altri membri dell’esecutivo ritenuti responsabili degli atti stessi.

Alberto Celletti

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