Home » Human + Machine: l’intelligenza artificiale porterà alla fine del lavoro?

Human + Machine: l’intelligenza artificiale porterà alla fine del lavoro?

by La Redazione
1 commento
human + machine lavoro

Roma, 25 apr – Da sempre l’immaginario collettivo è terrorizzato dal fatto che le macchine, costruite per agevolare la vita dell’uomo e creare benessere, possano andare fuori controllo, ribellarsi al proprio creatore, combatterlo e trasformare la nostra società nella peggiore delle distopie. La speculative fiction ha adottato largamente questo tema, tanto che è diventato il leitmotiv di numerosi film di fantascienza come 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Terminator di James Cameron e Matrix dei fratelli Andy e Larry Wachowski, solo per citarne alcuni fra i più popolari. Eppure l’incredibile avanzamento scientifico ottenuto negli ultimi anni ci induce a riflettere e a ritenere che questo timore non sia più soltanto una teoria balzana, ma un’ipotesi concreta con cui la civiltà mondiale presto si troverà a fare i conti.

Sul versante prettamente economico, invece, si profilano all’orizzonte una serie di moderne tecnologie che rischiano di causare la perdita di milioni di posti lavoro. Al riguardo, Klaus Schwab, ingegnere, economista e direttore esecutivo del World Economic Forum (il popolare “Forum di Davos”), sostiene l’ineluttabilità della c.d. “quarta rivoluzione industriale[1]” che spazzerà via non solo l’occupazione della classe operaia, ma anche una serie di mansioni impiegatizie, intellettuali e dirigenziali.

Human+Machine

libro human + machinePaul R. Daugherty (Chief Technology & Innovation Officer di Accenture) e H. James Wilson (Managing Director of Information Technology and Business Research di Accenture Research) hanno indagato su questa problematica in Human + Machine. Ripensare il lavoro nell’età dell’intelligenza artificiale (goWare & Guerini Next, 2019, 221 pagine, 23,27 euro), saggio nel quale viene esaminato l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro, passando in rassegna alcune fra le più evolute innovazioni scientifiche.

La tesi di fondo degli autori è che questa tecnologia consentirà alle fabbriche di creare processi produttivi che andranno a sostituire completamente la rigida catena di montaggio fordista, facendola entrare nel cosiddetto “spazio fantasma”. A loro avviso ciò non comporterà il licenziamento degli operai, in quanto si realizzerà un sistema dove «da un lato uomini costruiscono e gestiscono macchine, dall’altro le macchine conferiscono agli uomini i superpoteri», grazie all’elaborazione di dati in tempo reale.

Daugherty e James Wilson asseriscono inoltre che da un lato tale modello consentirà agli imprenditori di ottenere profitti impensabili mentre dall’altro verrà tutelata la salute psico-fisica dei lavoratori, in quanto le mansioni più faticose, ripetitive, rischiose e alienanti verranno demandate alle benevole macchine, che le svolgeranno stoicamente al posto degli uomini. In relazione alla possibile disoccupazione di massa generata dal progresso, gli ingegneri sostengono che: «mentre le nuove tecnologie di automazione sostituiranno mano d’opera umana, esiste ancora un enorme spazio per gli uomini, a patto che gli executive guardino oltre la suddivisione dei compiti e comincino a pensare diversamente al lavoro».

Negli anni abbiamo potuto assistere all’esecuzione delle machiavelliche strategie commerciali dei grandi manager, fatte di licenziamenti di massa, delocalizzazioni degli stabilimenti aziendali in stati dove gli operai sono sottopagati e trasferimenti delle sedi legali delle imprese nei paradisi fiscali, il cui vero e unico fine è sempre stato solo quello di ottenere profitti, causando una miriade di effetti negativi a spese di un territorio nei confronti del quale hanno una pesante responsabilità sociale. Per converso aveva visto giusto John Maynard Keynes, il quale già nel 1931 parlava di una disoccupazione tecnologica dilagante «dovuta alla nostra scoperta dei mezzi per economizzare l’uso delle braccia, più veloci del ritmo a cui possiamo trovare nuovi utilizzi della forza lavoro».

Francesco La Manno

[1] Cfr. Klaus Schwab, La quarta rivoluzione industriale, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2016, edizione digitale.

You may also like

1 commento

Fabio Crociato 25 Aprile 2020 - 3:57

Interessante, ma la popolazione è in aumento come Keynes non immaginava… E le macchine costano troppo, in tutti i sensi. Pensate solo alla mobilità, alle vetture poste oggi così in discussione… La verità è che l’ uomo dovrà lavorare sempre di più per trovare l’ equilibrio, la sintesi, il controllo di se stesso e dei suoi ausili. Finché non troverà una nuova “America”, ma dove e quando?! Il paradiso terrestre non esiste nemmeno per le macchine.

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati