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Covid, il “famoso” tasso di positività: cosa è veramente e come viene calcolato

by Edoardo Santelli
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Roma, 11 apr – Da ormai un anno e più, ogni pomeriggio veniamo informati del tasso di positività. Del numero di persone, in termini percentuali, che risultano cioé positive al Covid-19. Ogni pomeriggio ci dicono: ci sono tot contagiati ogni cento persone. E da questo dato si parte per calcolare il numero di morti. Così, se il tasso di positività è 6 su 100 e si ha un morto, si ha che il tasso di mortalità è l’1%. Naturalmente, il calcolo è qui effettuato solo su una giornata, mentre andrebbe effettuato su più giornate.

Come si calcola il tasso di positività

Il problema di questo sistema di informazione è che non riflette in modo veritiero la situazione epidemiologica. Per rendersene conto bisogna tenere a mente due cose. Anzitutto i dati ci dicono che, dei contagiati, solo 2 su 3 sono sintomatici. In secondo luogo, che il tampone molecolare (o comunque un test per l’accertamento dell’infezione) viene effettuato in buona parte da persone che manifestano dei sintomi compatibili con quelli dovuti al Covid-19. Il secondo punto merita di essere discusso.

Quand’è che uno fa un tampone? Quando ha dei sintomi che lo mettono in allarme (o che mettono in allarme il suo medico). Gli asintomatici che si sottopongono a tampone non lo fanno certo per sport. Lo fanno in quanto la norma lo stabilisce perché devono effettuare un viaggio, perché sono venuti a contatto con persone positive, perché hanno certi ruoli lavorativi, ecc. Ciò significa che fra coloro che si sottopongono a tampone e che dunque rientrano nella base di calcolo della percentuale di contagiati la maggioranza è composta da persone sintomatiche. Quanto appena detto ha una conseguenza, molto semplice: la relazione fra positivi asintomatici (ma anche sintomatici) e asintomatici è molto più alta, in termini numerici, della relazione fra positivi sintomatici e sintomatici. Il che significa che ci sono in giro molti più positivi asintomatici di quanto si è indotti a pensare leggendo i quotidiani bollettini.

E se la letalità fosse (molto) più bassa?

Il calcolo da effettuare è semplicissimo. Consideriamo un tasso di positività del 6%: 6 persone su 100 sono positive, di queste 4 risultano sintomatiche e 2 asintomatiche. Assumendo, per le ragioni appena esposte, che la maggioranza dei testati si sia sottoposta a tampone perché ha manifestato sintomi, possiamo immaginare che dei 94 risultati negativi una buona parte sia sintomatica: mettiamo che 70 siano sintomatici e 24 asintomatici. Si avrà allora che la relazione fra sintomatici positivi e sintomatici tamponati è 4 su 74 (e la relazione fra sintomatici positivi e sintomatici negativi è 4 su 70), mentre la relazione fra asintomatici positivi e asintomatici tamponati è 2 su 26 (e la relazione fra asintomatici positivi e asintomatici negativi è 2 su 24). Come si nota, la percentuale di asintomatici positivi sugli asintomatici totali è maggiore di quella dei sintomatici positivi sui sintomatici totali (5,41% contro 7,69%, rispettivamente).

Leggi anche – “Guarire dal Covid a casa si può, e la mortalità è quasi a zero”: un medico di IppocrateOrg contro la vigile attesa

Conclusione: la percentuale di positivi è molto più alta di quella calcolata dall’indice di contagio ufficiale, perché buona parte dei positivi è asintomatica. Quale conclusione segue, in merito alla mortalità? È semplice: il tasso di mortalità potrebbe essere molto, molto più basso di quello dichiarato ufficialmente.

Edoardo Santelli

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