Twitter è stato certamente per un certo periodo di tempo il secondo dei social network dopo Facebook. Basato su messaggi veloci, corredati al più da una foto (meglio se libera da royalties per non incorrere in problemi di copyright), un’accortezza che ormai vale per tutti i social sempre più controllati) è diventato molto presto croce e delizia degli utenti, anche italiani. Del resto, Twitter ha anticipato, forse più di Facebook, quella che sarebbe stata la comunicazione dei social: sempre più veloce, sempre più sintetica, tanto da sembrar spesso dettare le regole di comunicazione anche alla politica, più che viceversa. Tentare – anche in televisione o nei media tradizionali – di lanciare un messaggio che non sia nello spazio di un tweet è a un certo punto diventato quasi impossibile, pena il non essere ascoltati da un pubblico sempre più abituato – soprattutto dai Social – a scrollare ciò che non è abbastanza immediato e a ignorare i messaggi che non siano abbastanza veloci e incisivi.
Eppure, come accennavamo in un articolo di alcuni giorni fa, Twitter pare essere in declino, almeno a quanto raccontano i numeri, che hanno ultimamente spinto i suoi gestori a smettere di riportare i dati sugli utenti. Occhio non vede, cuore non duole, devono aver pensato. Quanto accentuata è questa flessione? Parliamo di un calo netto dal 2017 di 9 milioni di utenti mensili tra il 2017 al 2019, un dato che parrebbe non essere drammatico se rapportato su un totale, sempre mensile, di 320 milioni di utenti. Le metriche sono però ugualmente preoccupanti, come riportato già l’anno scorso da Bloomberg.
Twitter, è questo il cuore del problema, ha iniziato a crescere sempre più lentamente fino al 2017 per poi, come abbiamo visto, iniziare addirittura a scendere dal 2018 al 2019. Un calo che certamente preoccupa gli investitori. E del resto, si attesta come solo l’undicesimo tra i social media, superato anche da snapchat. Questo lo rendo più marginale, o addirittura irrilevante? Arrivare a una conclusione del genere non sarebbe esatto, perché se è vero che non riesce ad attrarre le masse come altri social, esso rimane ancora lo strumento preferito da politici, giornalisti, uomini del cinema e dello spettacolo. In altre parole, almeno per ora, resiste come medium preferito dagli opinion leaders. Del resto, è come è noto anche il social più utilizzato dal presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump.
Questa sembra essere dunque la sua assicurazione sulla vita: non uno strumento di massa, ma ancora un mezzo che può influenzare chi alla massa si rivolge. Ma è lecito chiedersi: durerà per sempre?