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“Bridgerton”, su Netflix va in scena il cast “colour blind”: persino la regina è nera

by Ilaria Paoletti
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Bridgerton colour blind

Roma, 29 dic – Bridgerton, serie ambientata nel Regno Unito in epoca regency ha fatto il suo debutto su Netflix il giorno di Natale. La serie è il manifesto della nuova maniera di fare casting: “colour blind. Cioè, con attori di ogni estrazione etnica, in barba all’aderenza storica (si è nel 1800). Persino la regina d’Inghilterra è nera, interpretata da Golda Rosheuvel.

Il colour blind casting di Bridgerton

Non solo, nella serie prodotta da Shondaland (mente dietro Grey’s Anatomy e Le regole del delitto perfetto) il duca di Hastings è l’anglo-zimbabweano Regé-Jean Page. E se il pensiero che una serie in costume possa avere come protagonisti attori che all’epoca, per via del colore della loro pelle e della cultura, difficilmente avrebbero potuto partecipare agli intrighi della vita di corte, è l’ennesima dimostrazione di un fenomeno che  negli Usa e nel Regno Unito è detto colour blind casting.

I precedenti colour blind in Netflix (e non solo)

Come già visto nel film Mary Queen of Scots con l’improbabile seguito multietnico della Regina Elisabetta I, o in The Great, la serie su Caterina di Russia dove il consigliere della zarina altri non è che un attore anglo-indiano e per finire con la serie sulla vita di Anna Bolena, interpretata dalla nera Jodie Turner-Smith,  il colour blind casting altro non è che è la scelta dare un posto di primo piano alla diversità etnica a scapito dell’accuratezza storica.

Ma c’è chi dice no: Downtown Abbey

Chi si è detto contrari a questa pratica, ad esempio, è il creatore di Downtown Abbey Jullian Fellowes. A lui, di inserire dei neri o degli indiani in dei ruoli non realistici per una saga ambientata tra il 1912 e il 1926 non interessa, anche se è stato criticato per questo: «Penso che il nostro dovere sia quello di produrre qualcosa di credibile», ha dichiarato. In ultima istanza, il cosiddetto colour blind casting può sfiorare una forma di negazionismo e non rende merito neanche a coloro che centinaia di anni fa si sono battuti perché le minoranze avessero condizioni di vita più dignitose e venissero integrate. Rappresentare un nero, come se niente fosse, che si muove tra i corridoio dei bei palazzi stile regency non è sbagliato, è semplicemente stupido.

“Ma sono solo storie inventatate”

C’è chi, come Rosalind Eleazar, protagonista accanto a Dev Patel, l’attore britannico di origini indiane, de La vita straordinaria di David Copperfield, ha difeso la pratica dicendo: “Ci sono storie che richiedono un casting basato sull’etnia, come nel caso di un biopic su Martin Luther King… Altre, come quella di David Copperfield, in cui questo è irrilevante. Perché alla fine è un racconto sui privilegiati e sui poveri. E, soprattutto, è una storia inventata”. Si, ma inventata in un’epoca ben precisa. Perché le minoranze alla giusta ricerca di una rappresentanza culturale non si “creano” un loro epos conforme ai dettami storici? Non molti sanno, ad esempio, che Alexandre Dumas per un quarto di ascendenza afro-caraibica. Perché non fare un film o una serie su di lui? Perché il fine non è la verità. E  nemmeno la rappresentanza …

Ilaria Paoletti

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8 comments

Roberto 29 Dicembre 2020 - 10:05

Due pesi e due misure: Cleopatra, secondo alcuni poco scolarizzati individui d’oltreoceano, non dovrebbe essere interpretata da Gal Gadot perché l’attrice sarebbe di pelle “troppo chiara”.

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Marc 29 Dicembre 2020 - 11:47

A ridicoli.

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mario 31 Dicembre 2020 - 12:38

Ho disdetto il mio abbonamento Netflix tempo fa.. Penso che sia stata una ottima scelta.
Mi aveva tentato per la varietà dei cataloghi, e in effetti funzionava bene anche il sistema.. poi ho trovato una “sorpresa”.
In diverse serie tv, ho trovato, quello che secondo me è indottrinamento allo stato puro. Immigrazionismo persino in una normale serie tv da ridere. Propaganda lgbt spalmata praticamente ovunque.. pseudofemminismo estremo, gender, propaganda black lives matter, etc..
In una serie tedesca, addirittura veniva fatto vedere un partito di destra tedesco come il male assoluto. Il nome non era lo stesso, ma i cartelloni e lo stemma erano molto simili. Peccato che questo partito non abbia mai governato come primo partito in Germania, ergo: se delle cose non piacciono, dovrebbero prendersela con i politici in carica attualmente, che governano da tanti anni.
Mi spiace, ma io guardo i film perchè voglio staccare dalla politica, altrimenti vedo un talk show. Vorrei trovare della qualità, libertà di pensiero dell’autore(destra, sinistra, centro, etc…).
Al contrario vedevo degli “involucri” diversi(horror, sentimentale, fantasy, etc..) che però presentavano messaggi quasi tutti uguali a volte..Persino in un western! Una noia mortale! Mi riferisco soprattutto ad alcune “nuove uscite”.
Non voglio parlare di una compagnia sola, in realtà il politically correct tanto estremo e la propaganda, sono una tendenza moderna, si possono trovare anche altrove oggi.. Però in alcune di quelle serie era talmente alta da farmi prendere il telecomando e spegnere tutto..

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