Roma, 31 ott — Disney sempre più woke: non potendo — ma il cielo in questi casi è il limite — rendere scura la pelle di qualsiasi eroina dei propri film o delle proprie animazioni, la casa di produzione si butta sulla lotta al bodyshaming e sull’accettazione della propria immagine lanciando Reflect, un corto di sei minuti la cui protagonista è una ballerina sovrappeso. Bianca soffre di dismorfofobia, una condizione per cui «non si riesce a smettere di pensare a uno o più difetti o imperfezioni percepiti nel proprio aspetto».
Arriva Bianca, la ballerina sovrappeso di Disney
Si tratta del primo personaggio femminile dalla fisicità «non convenzionale» in cento anni di storia Disney. Il corto narra la storia di Bianca, aspirante ballerina che non riesce ad accettare la propria condizione fisica. La storia vorrebbe insegnare ai piccoli spettatori che si è «belli così come si è», a prescindere dalla taglia dei vestiti. Un’iniziativa che fa a pugni con le statistiche Usa sull’obesità infantile e adolescenziale (circa 1 su cinque è obeso o sovrappeso, mentre lo è circa il 70% dei cittadini americani adulti), autentica piaga dai costi sanitari e sociali altissimi ma che — è evidente — per la Disney ricopre importanza secondaria rispetto al «bisogno di accettazione» dei giovani utenti della piattaforma.
Il cortometraggio
Nella prima scena Bianca si allena da sola in uno studio di ballo vuoto, volteggiando con abilità. La fiducia in sé stessa crolla quando si trova a confronto con le altre compagne, magre e aggraziate, e lo specchio restituisce impietosamente la sua immagine riflessa, che si frantuma in mille altre immagini. Alla fine del corto la ballerina sovrappeso imparerà a credere nelle proprie capacità. Reflect, diffuso in streaming su Disney Plus, fa parte di un ciclo di cartoni sperimentali ed è stato presentato da Hillary Bradfield, animatrice e regista della Disney: «In linea di principio ho fiducia in me stessa ma è tutto molto più difficile quando entra in gioco l’immagine del tuo corpo».
Cristina Gauri