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Quello spirito mistico-guerriero sulle Dune della fantascienza

by Carlomanno Adinolfi
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Dune

Dune di Frank Herbert è considerato da tutti i lettori di fantascienza come un pilastro del genere. Per coglierne l’importanza, basti sapere che senza di esso Star Wars non sarebbe mai esistito. L’ultimo tentativo di farne un film – se si esclude il progetto per fortuna mai realizzato da Jodorowsky – risale al 1984. Il film diretto da David Lynch, però, fu un disastro. Poi, il nulla.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di novembre 2021

Dune: un capolavoro senza tempo

Effettivamente Dune non è un romanzo di facile trasposizione cinematografica. Molto filosofico, incentrato sulla crescita interiore del giovane protagonista Paul Atreides, con il raggiungimento di vette di pura mistica che arrivano alla definizione di una religione guerriera che riesce a sintetizzare messianismo ebraico, fanatismo arabo e dottrina aria di lotta e vittoria. Il tutto con una trama molto complessa.

Nubi politicamente corrette

Quando è stato annunciato il film di Denis Villeneuve, più di una persona ha storto la bocca. Il regista canadese è infatti uno dei migliori per quanto riguarda la parte «scenica», ma ha due grossi difetti. Innanzitutto ha un serio problema coi ritmi: Blade Runner 2049, per quanto perfetto a livello scenico, soffre di una lentezza che ha esasperato molti spettatori, portando a un flop imprevisto al botteghino, per non parlare di Sicario, dove sono lente anche le scene d’azione. In secondo luogo, Villeneuve si è più volte distinto per un cedimento fin troppo evidente all’ideologia dem: si pensi ad Arrival, filosoficamente impeccabile, ma politicamente un manifesto del globalismo progressista. Le premesse, dunque, andavano in una direzione ben precisa: un film scenicamente perfetto, lentissimo e intimista, e soprattutto con uno stravolgimento dello spirito mistico-guerriero del Dune di Herbert, decisamente troppo «scorretto» per i tempi attuali. Il cast sembrava dare ragione a questo pregiudizio: oltre al consueto blackwashing (in realtà molto contenuto), uno dei personaggi maschili viene trasformato in una donna nera. Il motivo: è un personaggio che lotta per la pace in una guerra di uomini imperialisti, quindi questa è sembrata la scelta migliore. Una motivazione che lasciava intendere molto sulla strada che si voleva percorrere. Alcune recensioni in anteprima hanno poi davvero tolto ogni speranza, parlando di un…

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Sergio Pacillo 19 Dicembre 2021 - 9:12

Vita est militia super terram.
E qui tutto fa’ spettacolo.
Comprese le trasformazironi genetiche.

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