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“Rolling Stone umilia i lavoratori”. Anche la Lucarelli stronca la copertina anti-Salvini

by La Redazione
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Roma, 6 lug – Ieri è stata lanciata in pompa magna la copertina del nuovo numero di Rolling Stone, nota rivista di musica e cultura pop. La copertina era un attacco esplicito al ministro dell’Interno Matteo Salvini sotto forma dell’ennesimo appello di intellettuali e artisti di sinistra. Tuttavia, scorrendo i nomi dei firmatari (veri o presunti), era divenuto chiaro a tutti che il roboante appello era in realtà un grande flop: alla fine hanno firmato i soliti noti, più qualche artistucolo in cerca di visibilità; insomma, gente che avrebbe firmato qualsiasi appello pur di farsi un po’ di pubblicità. In seconda battuta è arrivata la secca smentita di Enrico Mentana, che ha accusato Massimo Coppola, direttore della rivista, di aver indebitamente inserito il suo nome nella lista dei firmatari, nonostante il conduttore di La7 avesse chiaramente declinato l’invito. Ora, però, arriva anche Selvaggia Lucarelli a sparare ad alzo zero contro Rolling Stone. Lo ha fatto in un lungo post su Facebook in cui rinfaccia alla rivista ipocrisia politica e sfruttamento dei dipendenti dell’azienda.
La Lucarelli esordisce ricordando i suoi trascorsi lavorativi alla redazione della rivista: «Sono stata tre mesi a Rolling Stone e francamente un appello per una società aperta, libera e moderna me lo sarei aspettato più da Erdogan che dal mondo Rolling Stone Italia. Il motivo per cui dopo tre mesi ho rassegnato le dimissioni è proprio che di moderno, libero, solidale, lì dentro forse al massimo c’è la macchinetta del caffè che distribuisce caffè a tutti. Non avevo mai visto un ambiente di lavoro così tossico, illiberale, ostile, scorretto». Di qui la bordata alla direzione della rivista: «Amici di Rolling. Se fate una copertina di sinistra, parlando di libertà, accertatevi di praticare tutto ciò che vi rende così diversi da Salvini. Nei tre mesi in cui ho provato a lavorare con voi – spiega infatti la Lucarelli – mi è stato impedito di realizzare un servizio su ticket one e la truffa del secondary ticketing per ragioni di convenienza, mi è stato proibito di far esprimere libere opinioni a giornalisti su dischi, attori e altro per ragioni di denaro o convenienza».

La Lucarelli si sofferma poi sul vero e proprio sfruttamento che Rolling Stone eserciterebbe sui lavoratori della rivista: «È venuto l’inpgi [Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, ndr] per controllare le posizioni lavorative dei giornalisti e diverse persone sono state fatte scappare giù in strada perché avevano contratti da lavoratori esterni e erano gentilmente invitate a lavorare IN UFFICIO e da casa anche nel weekend». Di più: «Alla mia più diretta collaboratrice, che aveva un contratto da esterna ed era tutti i giorni in ufficio, a un certo punto è stato chiesto di non accompagnare più i figli a scuola e di presentarsi 30 minuti prima degli altri in redazione. L’editore urla e umilia continuamente i suoi dipendenti, al punto che, per rimanere in tema umanità, c’è più gente che negli ultimi anni è scappata da Rolling Stone che dalla Siria». E la Lucarelli conclude: «Io, di fronte a tutta questa mancanza di rispetto della libertà e del LAVORATORE, dopo tre mesi ho rassegnato le dimissioni. […] Ergo, DA VOI la copertina di sinistra proprio no. Detesto Salvini, ma almeno lui è quello che è, senza doppia morale. E se ne ha una doppia, nel suo caso, quella nascosta non può che essere migliore di quella che mostra».
Elena Sempione

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