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I Rolling Stones dichiarano guerra a Trump: “Non usi nostre canzoni ai suoi comizi”

by Vittoria Fiore
5 comments
Jagger Rolling Stones Trump

Washington, 29 giu – Una valanga di «pietre rotolanti» si sta per abbattere su Donald Trump. I Rolling Stones, infatti, hanno diffidato il presidente degli Stati Uniti dall’utilizzare nuovamente i brani della band durante i suoi comizi politici. Pietra dello scandalo – è proprio il caso di dirlo – è stato l’appuntamento di Tulsa, in Oklahoma, dove lo scorso 19 giugno «The Donald» ha inaugurato la campagna elettorale per essere rieletto alla guida degli States. In quell’occasione, Trump ha fatto sparare dagli altoparlanti You can’t always get what you want, celebre brano degli Stones, i quali, però, non hanno affatto gradito.

I Rolling Stones schierano gli avvocati

La band capitana da Mick Jagger ha dichiarato che i suoi legali sono attualmente al lavoro insieme alla Bmi (l’omologo statunitense della Siae) per interdire a Trump l’utilizzo della propria musica: «L’uso non autorizzato delle loro canzoni costituirà una violazione dell’accordo di licenza», hanno fatto sapere gli Stones. Che hanno poi spiegato: «Se Donald Trump non terrà conto della notifica, affronterà una causa legale per riproduzione di musica non autorizzata».

Il rock è morto

Insomma, i Rolling Stones non solo non appoggiano Trump, ma non tollerano nemmeno che i suoi elettori ascoltino la loro musica. E pensare che, nel 2012, Mick Jagger non ci aveva pensato su due volte ad esibirsi alla Casa Bianca davanti ai coniugi Obama, peraltro dicendosi onorato dell’invito. E fa ancora più specie vedere i Rolling Stones, ormai attempati, riciclarsi nel «girone dei buoni» dopo aver recitato per decenni la parte dei «bad boys». Forse è proprio vero: il rock and roll, da genere trasgressivo, ha ormai perso il suo mordente. Nella parabola degli U2, che assomigliano in tutto e per tutto a una Ong, e degli Stones, diventati i barboncini dei liberal, in effetti, una cosa appare chiara: il rock è morto. E a seppellirlo sono state quelle «anime belle» che hanno scambiato la rivolta delle chitarre distorte con un’apericena a Manhattan.

Vittoria Fiore

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5 comments

blackwater 29 Giugno 2020 - 12:53

meglio che questi “drogation” britannici rimangano nel cassetto buonista;

poi si può spaziare benissimo da Toby Keith ai Sabaton,magari passando per i RAMONES di “Commando”…

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torlead81 29 Giugno 2020 - 1:46

Vorrà dire che Trump se ne farà una ragione…comunque se ha bisogno di canzoni… ci sono ottime etichette discografiche indipendenti e ottimi musicisti indipendenti che non aspettano altro…

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Primula Nera 29 Giugno 2020 - 3:35

I Rolling stones sono una band artisticamente defunta da decenni. Bisogna dire che i loro dischi anni sessanta erano veramente belli e importanti,ma già dal pur discreto “Sticky fingers”del 1971,cominciò la loro parabola discendente.
Quel che più dispiace è vedere un gruppo che aveva fatto della trasgressione,della provocazione(ad esempio Brian Jones ,che era il più talentuoso del gruppo,vestito da ufficiale nazista in un filmato… )e dell’anticonformismo una raison d’etre,si sia ora ridotto a portavoce di regime del pensiero unico dominante…

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Fabio Crociato 29 Giugno 2020 - 6:24

R.Stones: nonni tossici allo sbaraglio…

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La cancel culture si “mangia” i Rolling Stones: “Via ‘Brown Sugar’ dai concerti, è razzista” - 15 Ottobre 2021 - 2:13

[…] culture non risparmia neppure una (ex) icona della ribellione quali furono i Rolling Stones: il gruppo ha infatti deciso di eliminare Brown Sugar, uno dei loro più grandi successi, dalla scaletta del […]

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