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La ciclista belga Tara Gins posa per Playboy e la squadra la licenzia: “Sessismo frustrante”

by Ilaria Paoletti
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Tara Gins ciclista

Bruxelles, 28 gen – La ex ciclista belga Tara Gins è molto avvenente ma questo non le ha impedito di essere in lizza per diventare direttrice sportiva di una squadra Under 23. Purtroppo alcuni suoi scatti hot fatti per Playboy e un calendario “osé” le sono costati l’ingaggio. Ora lei protesta per: “Non c’era riferimento al ciclismo nelle foto”.

La ciclista Tara Gins, il calendario osé e Playboy

La bella Tara è stata ciclista professionista dal 2016 a 2020 ed era per l’appunto candidata a diventare come direttrice sportiva per una squadra Under 23 in Belgio. Quando tutto sembrava volgere al meglio, la trentenne avrebbe ricevuto una sonora porta in faccia dal team che la voleva assumere a causa, proprio, delle sue foto nude. A proposito del calendario, la Gins ricorda che “è uscito a gennaio, più o meno nello stesso periodo del servizio fotografico. Ed è in quei giorni che ho iniziato a sospettare che sarebbe successo qualcosa, nonostante in entrambi i lavori non ci fosse alcun riferimento al ciclismo”. Dunque la bella ciclista immaginava che questo poteva metterla in un qualche modo nei guai, ma ha ritenuto giusto proseguire (è un suo diritto, e i soldi sono soldi).

Il dietrofront del team di ciclismo

E come predetto, la società che la doveva assumere ha ritirato l’offerta. L’avvenente ciclista lo ha saputo tramite una telefonata con un membro dello staff: “Mi ha detto che qualcuno all’interno della dirigenza si era imbattuto casualmente in qualche mia fotografia, portando tutto all’attenzione del comitato direttivo. A quel punto, altri dirigenti sarebbero addirittura arrivati a minacciare il presidente di rivolgersi agli sponsor per far rescindere i contratti”. La donna ha così deciso di prendere di petto il boss della società: “Gli ho mandato un messaggio immaginando che mi avrebbe rassicurato spiegandomi che non c’era nulla di vero, invece ha ammesso tutto!”.

“Volevo essere giudicata per il mio lavoro”

“Mi sarebbe piaciuto essere giudicata per le mie capacità come direttrice sportiva, non per le mie scelte personali” dice la ciclista “Invece devo prendere atto che la situazione è proprio come mi era stata sussurrata. Oltretutto il presidente mi ha risposto che in linea generale sarebbe anche d’accordo con me, ma non può rischiare di perdere delle sponsorizzazioni vitali per la sua società a causa di alcune mie foto “inappropriate””.

Le molestie subite nella carriera di ciclista

E solo ora che ha ricevuto un secco no dal team di ciclisti Tara Gins decide di vuotare il sacco sul sessismo imperante nello sport che ama e sulle molestie subite durante la sua carriera: “Una volta un meccanico fece irruzione nello spogliatoio mentre facevo la doccia e tentò di raggiungermi. Un’altra, un membro dello staff mi baciò contro la mia volontà. Ho spesso dovuto allontanare delle persone da me per non subire violenza. Ma non ho mai denunciato questi abusi, ho sempre pensato fosse meglio risolvere le cose da sola. Anche per questo, adesso, mi sembra assurdo ciò che sta accadendo. È davvero frustrante”. Ci dispiace per la povera Tara e le auguriamo il meglio ma, come qualche paladino della democrazia tiene sempre a puntualizzare quando si parla di social network vs i “cattivissimi” sovranisti, anche il team di ciclisti “è una società privata e fa quello che vuole”.

Ilaria Paoletti

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2 comments

jenablindata 31 Gennaio 2021 - 5:58

“è un suo diritto, e i soldi sono soldi”

giustissimo.
ma è anche giusto che la società faccia altrettanto,specialmente considerando che dipendono
dagli sponsor…
e che in tempi di nazifem e polically correct imperanti,ci mettono
un amen a rompere le SACRE PALLE,in una maniera INDEGNA:
e quindi si tutelano…

cosa ci trova di strano,
la gins?
certa gente sembra che non via nemmeno nel mio stesso pianeta,
tanto è inconsapevole di quello che succede.

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leonardofaccoaviatore 1 Febbraio 2021 - 3:08

Occhio che sul pianeta di Penablindata non c’è ossigeno. E così si capisce tutto.

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