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Domenech campione di antipatia critica Gasperini: “Italiani bravi tattici? Una leggenda”

by Davide Di Stefano
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Parigi, 13 ago – Se da dieci anni non allena nemmeno una squadra dell’ultima serie francese un motivo ci sarà. Dal 2010 infatti Raymond Domenech ha collezionato nel suo palmares solo una serie di improbabili sparate, con l’unico risultato di confermare la sua unica caratteristica peculiare: l’antipatia. E il bersaglio preferito, manco a dirlo, sono l’Italia e gli italiani. Certo, il povero Domenech va anche compreso: la sconfitta ai rigori nella finale Mondiale 2006 ha avuto un impatto sulla sua carriera (e probabilmente anche sulla sua vita) determinante. L’allenatore francese di origine spagnola (è figlio di un esule anti-franchista) dopo la sconfitta di Berlino ha inanellato solo figuracce, riuscendo a farsi eliminare ai gironi sia agli Europei del 2008 che dai Mondiali 2010 (due sconfitte e un pareggio in entrambe le competizioni). Domenech ha di fatto smesso di allenare nel 2010, ma si può tranquillamente affermare che la sua carriera (mai davvero cominciata) sia finita con il rigore di Grosso nel 2006.

Domenech non riconosce l’impresa sportiva dell’Atalanta

Ma veniamo alla stringente attualità. Sebbene anche Gasperini non sia proprio un simpaticone, criticare l’allenatore dell’Atalanta per gli incredibili risultati raggiunti negli ultimi due anni è cosa davvero difficile anche per chi non mastica calcio. E’ per questo che esiste Domenech, per fare quelle cose ridicole che gli altri non hanno il coraggio di fare: “Bravo al PSG per questa bella emozione e grazie a Gasperini per i suoi cambi a fine partita. La leggenda che i tecnici italiani grandi dal punto di vista tattico stavolta resta una leggenda. Tuchel ha fatto meglio”, ha twittato l’ex ct transalpino. Beh, considerando che l’Atalanta è economicamente poco più di una provinciale (Neymar guadagna da solo come tutta la rosa bergamasca), il fatto che sia arrivata ai quarti di finale di Champions League e che fino al minuto 89 era qualificata per la semifinale conducendo per 1-0 di fronte al Psg, dovrebbe quantomeno far esimere dall’esprimere giudizi così tranchant nei confronti di Gasperini, pietra angolare di una presunta non capacità degli allenatori italiani.

Ma come? Il calcio italiano non era “troppo tattico”?

Senza contare che l’accusa mossa al calcio italiano, anche dai giocatori che arrivano in Serie A dai campionati esteri, è proprio quello di essere “troppo tattico”. Ma torniamo a Domenech, il quale già un mese fa aveva attaccato l’Atalanta: “Non vedo come l’Atalanta possa preoccupare il Psg. Troppo debole difensivamente”, aveva dichiarato Domenech circa un mese fa (Gasperini fu galantuomo e non raccolse la provocazione). Bisognerebbe ora chiedere al tecnico del Psg, Tomas Tuchel, se a due minuti dalla fine dei tempi regolamentari, quando stava perdendo per 1-0, fosse preoccupato o meno.

Domenech: zero tituli e tante figuracce

Insomma Domenech ha perso un’altra occasione per rimanere in silenzio. Ora può tornare tranquillamente alla sua vita, caratterizzata da una serie di fallimenti sportivi e situazioni imbarazzanti. Ricordiamone alcune. Nel 1994 allora commentatore calcistico per la tv francese fu arrestato per bagarinaggio da due agenti di polizia mentre cercava di vendere biglietti validi per la partita Corea del Sud-Bolivia ai Mondiali di Usa ’94. Fu rilasciato dopo alcune ore di carcere solo su pagamento di una cauzione di 500 dollari. Nel 2007 accusò l’Italia di “aver comprato l’arbitro” in occasione della partita di qualificazione ai Giochi Olimpici di Sydney tra Francia under-21 e Italia under-21 a Taranto.

Dal 2006 in poi l’ossessione di Domenech nei confronti dell’Italia appare evidente, quasi patologica. Alla guida della nazionale francese, con la quale forse per caso riuscì a raggiungere la finale del 2006, ha ottenuto solo magri risultati e ben due ammutinamenti dei calciatori, che gli si sono rivoltati contro per la sua evidente incapacità: “Sono da 12 anni in Nazionale e non ho mai vissuto questa situazione. Non sappiamo come metterci, come organizzarci. Non sappiamo che fare. Non abbiamo un modo di giocare, un’idea da seguire, un’identità. No, non va”. Così parlò nel 2009 non uno qualunque, ma l’allora capitano Thierry Henry. Che probabilmente di calcio qualcosina in più di Domenech la capisce. Del resto non è difficile.

Davide Di Stefano

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2 comments

jenablindata 13 Agosto 2020 - 5:58

ma perchè non hanno prolungato il blocco ai campionati?
si stava cosi bene,a godersi finalmente un’italia LIBERA,dal maledetto calcio….
e tutti questi cosidetti “mestieranti” dello sport (atleti,giornalisti e tecnici sportivi)
finalmente farebbero qualcosa di utile,anzichè ammorbare l’aria
e disturbare tutto il resto del genere umano.

Reply
Luca 14 Agosto 2020 - 11:24

Un cretino

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