Roma, 15 dic – Poche cose sanno essere così contraddittorie come il calcio inglese, perfettamente allineato alla follia che pervade questi tempi. Nelle ultime settimane infatti abbiamo assistito al meglio ed al peggio che il football di Sua Maestà possa offrire.
La Premier League? Una multinazionale
Parliamoci chiaro, la Premier League è ormai a tutti gli effetti una multinazionale. E, come praticamente tutte le multinazionali, è stata sommersa di fondi affinché si trasformi in una cassa di risonanza delle idee liberal che si vogliono imporre nella nostra società. Comprese quelle più deliranti. Essendo poi il campionato di calcio più seguito al mondo ed in tutti e cinque i continenti, chiaramente tutto ciò che lì si svolge fa notizia. Ecco così che da anni i calciatori si inginocchiano in ossequio al movimento Black Lives Matter, prima di tutte le partite. Ed ora, in maniera se si vuole ancora più ridicola, in alcune date comandate.
Recentemente si è voluto omaggiare di nuovo anche il movimento lgbtq (ma non era giugno il mese del Pride?) facendo scendere in campo per due giornate i capitani con la fascia arcobaleno. Il capitano dell’Ipswich Town, però, musulmano praticante, si è rifiutato, mentre quello del Crystal Palace, nero e cristiano, vi ha aggiunto la scritta “I love Jesus”. Ora rischia una multa e una squalifica per aver osato apporre un messaggio politico. Ma non è forse più politico imporre una ideologia come quella arcobaleno?
La battuta di Bentancur
Il Manchester United poi voleva strafare, facendo indossare a tutti una sgargiante giacca multi colore. Ma l’idea, nemmeno a dirlo, è stata accantonata per il rifiuto della componente islamica della squadra. E in tutto questo i calciatori bianchi? Non pervenuti, tutti obbedienti e felici. Evidentemente la paura di passare per sessisti, omofobi o razzisti ormai mette a tacere tutte le coscienze. Inutile rimarcare poi l’eterno paradosso della sinistra, che cerca di mettere sulla stessa barca la lotta al razzismo e quella all’omofobia. Salvo poi rendersi conto che le due cose spesso non vanno molto d’accordo. E allora meglio infliggere sette giornate di squalifica a Bentancur del Tottenham per aver fatto una battuta scherzosa sul compagno di squadra Son, affermando che i coreani si assomiglino un po’ tutti.
Il calcio inglese e la tradizione
Ma il calcio inglese è comunque anche il calcio della tradizione, quello nel quale ogni club alla prima partita dell’anno nuovo ricorda con un minuto di applausi tutti i tifosi scomparsi nell’anno solare appena trascorso. È il calcio che celebra ogni componente della società come se fosse il miglior giocatore di sempre. Ed allora ecco la stupenda storia di Kath Phipps, un nome che ai più non dirà assolutamente nulla, ma che ha lavorato come receptionist al Manchester United per 55 anni, vedendo passare centinaia di calciatori e decine di manager, sempre con la stessa dedizione ed amore verso il club. Ed i Red Devils sabato scorso, prima della gara interna contro il Nottingham Forest, hanno voluto ricordarla in un Old Trafford commosso, con tanto di bandiera celebrativa, lutto al braccio e minuto di standing ovation. E, quando era in ospedale sul letto di morte, un certo David Beckham (uno che è invitato ai matrimoni reali) è andato a trovarla in gran segreto per darle l’ultimo sentito commiato.
Ecco quindi tutti i paradossi del calcio inglese racchiusi tra questi due estremi. Un mondo artefatto, che si vorrebbe imporre forzatamente, che tenta di soppiantare oltre un secolo e mezzo di usi e costumi. E, nel mezzo, i tifosi, sempre più confusi e disillusi, a dispetto di un grande amore che non può essere cancellato.
Roberto Johnny Bresso