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Non è solo un gioco: De Silvestri, Firmani e quella vittoria per Gabriele Sandri

by Marco Battistini
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gabriele sandri, striscione

Roma, 1 apr – 11 novembre 2007, una data forse anonima per i più, un tuono che al contrario rimbomba per tutti quei ragazzi che amano passare le domeniche tra gradoni, cori e pinte di birra. In quella mattina – che da domenica qualsiasi si trasforma in tragica – un agente della Polstrada, scambiando una semplice scaramuccia per una rapina, spara colpendo mortalmente al collo Gabriele Sandri, giovane tifoso laziale il quale, in viaggio verso Milano insieme ad altri 4 amici, sta dormendo sul sedile posteriore dell’auto.

La dedica a Gabriele Sandri

Per il mondo del tifo – non solo ultras – è una delle pagine più nere degli ultimi vent’anni, un qualcosa di surreale per tutto l’ambiente biancoceleste. Anche i giocatori sono provati, particolarmente colpito è Lorenzo De Silvestri. L’allora giovane terzino romano, che torna spesso sull’argomento e continua ogni anno a ricordare lo sfortunato amico, dedica a Gabbo sia la rete del successivo dicembre – il momentaneo pareggio nella rimonta contro il Napoli in Coppa Italia – che l’esordio da titolare in Nazionale (settembre 2010).

Lazio – Parma, cronaca di una non partita

Quella domenica ovviamente Inter – Lazio non si gioca. Dopo la sosta per le nazionali il calendario mette di fronte ai capitolini il Parma. I gruppi della Nord rimangono simbolicamente fuori (entreranno al 20’ per uscire poco dopo), sulla vetrata della curva di casa campeggia lo striscione “Lacrime, dolore, silenzio” e una gigantografia dal tratto quasi xilografico. L’Olimpico si presenta come un immenso e vuoto teatro a cielo aperto. In quell’ assordante assenza di tifo, poco prima del fischio d’inizio, De Silvestri (uno dei due romani in campo) insieme agli ex Fernando Couto e Corradi, posa 3 mazzi di fiori in prossimità dell’enorme pezza raffigurante il volto sorridente di Gabriele.

La partita, semplicemente, non esiste. Biancocelesti e ducali sono già lontani parenti delle due squadre che a fine millennio dettavano legge in Europa ma, oltre a fattori puramente tecnici, sembra che la mente dei 22 protagonisti in campo sia oltre i cancelli, insieme alle migliaia di ragazzi fuori dallo stadio romano. Una gara che, oltre al rancore e alla tristezza, non offre nulla, se non la voglia di vincere di una Lazio però terribilmente scossa.

Una rete fatalmente romana

A metà primo tempo si infortuna – distorsione al ginocchio – De Silvestri. Rimane così sul terreno di gioco un solo figlio di Roma, Fabio Firmani. Onesto mestierante, incontrista di professione, cresce calcisticamente nella Lodigiani, storica terza squadra della capitale. Da Vicenza a Catania gira l’Italia prima della chiamata, nell’estate del 2005, che proprio non si può rifiutare, quella della squadra del cuore. Sul finire di frazione proprio l’interditore – poco avvezzo con le porte avversarie – centra in pieno la traversa, mentre pochi minuti prima è il palo a fermare Scaloni, da poco subentrato al laterale oggi in forza al Bologna.

Altri 45’ scivolano via ma allo scadere gli dèi del pallone decidono di premiare l’impegno, il sudore e il senso di appartenenza del numero 4 regalandogli quella che lui stesso definirà “un’emozione indescrivibile”. Neppure un gol nel derby avrebbe avuto lo stesso valore: una palla sporca arriva in piena area sui piedi dello stesso Firmani che senza pensarci conclude a rete. Il tiro non irresistibile viene deviato da un difensore gialloblu, terminando alle spalle di Bucci. E lì che parte una rabbiosa corsa versa la gigantografia, con le magliette – da gioco e in ricordo di Gabbo – mostrate al cielo, mentre i pochi presenti si uniscono in un abbraccio che congiunge, forse non solo idealmente, atleti, tifosi e il ricordo di una morte assurda. Pochi istanti che sintetizzano silenzio e boato, sacro e profano, intangibile e materiale: quel Lazio – Parma non poteva che finire così.

Marco Battistini

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