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Umberto Eco: l’Ur-Antifascista che ridusse il pensiero a vigilanza democratica

by Adriano Scianca
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Umberto Eco all'incontro con Roberto Saviano durante il XXVI Salone internazionale del Libro al Lingotto, Torino, 18 maggio 2013. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

Roma, 20 feb – Umberto Eco ci odiava. Non il Primato Nazionale, testata di cui verosimilmente non conosceva l’esistenza. Odiava noi in senso ampio: quelli che non sono di sinistra, che non sono antifascisti. Quelli che non sono Umberto Eco. Ci odiava perché l’odio è stata la cifra del suo impegno metapolitico. Un odio mai triviale, si badi, bensì raffinato, colto, ironico. Il peggiore. C’è anche grandezza intellettuale, in questo odio, ovviamente, grandezza che non si può minimamente sottrarre a un personaggio che ha saputo incarnare un idealtipo sociale, anzi, forse ha persino contribuito a crearlo: se noi oggi immaginiamo l’intellettuale democratico, il firmatore inesausto di petizioni, la firma tagliente che stabilisce il bene e il male tramite dotte citazioni e sofisticati giochi di parole, il progressista disprezzatore del popolo che non è alla sua altezza – ecco se immaginiamo questo tipo umano, noi oggi inevitabilmente ricreiamo mentalmente l’immagine di Umberto Eco, e lo facciamo anche qualora non l’avessimo mai conosciuto, perché egli ha saputo dare il suo volto a una figura tipica.

Non poteva mancare la sua firma, quindi, nella “lettera di autodenuncia” pubblicata nell’ottobre 1971 dal quotidiano Lotta Continua e indirizzata al Procuratore della Repubblica di Torino, che così recitava: “Quando i cittadini da lei imputati affermano che in questa società ‘l’esercito è strumento del capitalismo, mezzo di repressione della lotta di classe’, noi lo affermiamo con loro. Quando essi dicono ‘se è vero che i padroni sono dei ladri, è giusto andare a riprendere quello che hanno rubato’, lo diciamo con loro. Quando essi gridano ‘lotta di classe, armiamo le masse’, lo gridiamo con loro. Quando essi si impegnano a ‘combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato fino alla liberazione dai padroni e dallo sfruttamento’, ci impegniamo con loro”. Ma Eco non impugnerà mai le armi, preferendo piuttosto avventurarsi nella “guerriglia semiologica”, come lui stesso dichiarava in un seminario con questo titolo tenuto nel 1967 a New York.

La passione per gli appelli democratici, in compenso, non gli passerà mai. Nel 1993 sarà di nuovo tra i firmatari di un testo, “Appel à une Europe de la vigilance contre l’extrême droite”, comparso su Le Monde e volto soprattutto a isolare intellettualmente gli esponenti della Nouvelle Droite, che in quegli anni cominciavano a intrattenere scambi culturali anche con pensatori di opposto schieramento. In un’intervista rilasciata tempo dopo, Eco spiegava che “il pensiero è una vigilanza continua, uno sforzo per discernere ciò che è pericoloso anche in circostanze e discorsi in apparenza innocenti”. La riduzione dell’intero sforzo critico alla paranoia sbirresca, praticamente.

Il 24 aprile del 1995, invece, tenne alla Columbia University di New York, nell’ambito delle celebrazioni per la “liberazione dell’Europa dal nazifascismo”, un famoso discorso in cui definiva i tratti dell’Ur-Fascismo, ovvero del fascismo eterno, che si può presentare in qualsiasi forma. Il fascismo che è sempre tra noi, che si può celare ovunque. “L’Ur-Fascismo – diceva – è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane’. Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo”. La missione dell’intellettuale è quindi quella di cercare, come un rabdomante, i filoni celati del fascismo eternamente ritornante. E poiché il fascismo può essere ovunque, siccome può travestirsi, siccome il mimetismo è una delle caratteristiche con cui il fascismo normalmente si dà, allora tutti sono sospetti o sospettabili. E anche la negazione, alla bisogna, può essere interpretata come una affermazione rimossa, secondo un delirante abuso del freudismo. La cultura ridotta a crimonologia politica: una pietra miliare nella storia del libero pensiero.

Poiché il fascismo torna sempre ed è solito camuffarsi, poteva forse sfuggire all’accusa di essere il nuovo Mussolini quel Silvio Berlusconi che per vent’anni ha fatto ammattire (ed è forse la parte migliore del suo lascito politico) tutta la sinistra, soprattutto quella colta, sgomenta di fronte al fatto che il popolo se ne sbattesse di farsi guidare da tale élite illuminata? Eco avrà per Berlusconi una sorta di ossessione, non tanto, però, rivolta verso l’uomo, quanto verso la categoria antropologica che egli sosteneva fosse incarnata dal patron delle reti Mediaset. In un’intervista al Manifesto, il semiologo ben esprimeva questa tesi della superiorità antropologica della sinistra, pur trovando disdicevole che essa non fosse blindata e certificata attraverso un governo dittatoriale degli ottimati progressisti, che mettesse una volta tanto in riga questo schifoso popolo di evasori e di fascisti “Il problema – diceva Eco – non è cacciare Berlusconi con un colpo di stato, contro il 75 per cento degli italiani, al quale in fondo le cose vanno bene così”. Sì, il 75%, ovvero “quella maggioranza naturalmente berlusconiana che non vuole pagare le tasse, ha voglia di andare a 150 chilometri all’ora sulle autostrade, vuole evitare carabinieri e giudici, trova giustissimo che uno se può se la spassi con Ruby, trova naturale che un deputato vada dove meglio gli conviene. Questa è la moralità dominante. Berlusconi è un abile e geniale piazzista, che ha capito la sostanza e gli umori dell’attuale mercato politico”. Bisognerebbe, invece, cambiare gli italiani in quanto tali attraverso “un’azione più profonda, di persuasione ed educazione”. Rieducare il popolo: stavolta senza gulag, però, basta una rubrica su L’Espresso. Anche l’Ur-Antifascismo sa celarsi dietro molte facce.

Adriano Scianca

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12 comments

Anonimo 20 Febbraio 2016 - 12:38

Non ci mancherà. Anzi….vivremo e continueremo a vivere con la nostra cultura, da sempre odiata dal defunto Eco. Stavolta Caronte esige il tuo tributo.

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Marco 20 Febbraio 2016 - 1:18

e’ comunque una delle più grandi menti dei nostri tempi

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Luigi 20 Febbraio 2016 - 2:13

Secondo me gli è venuto il coccolone al pensiero che, dopo aver acquisito con il gruppo Rizzoli anche Bompiani, Marina Berlusconi la perderà per una decisione dell’antitrust.

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GS 20 Febbraio 2016 - 2:33

Peccato non l’abbia mai incontrato. Avrei voluto chiedergli come mai fosse massone e membro dell’Aspen Institute.

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Sal Taurasco 20 Febbraio 2016 - 8:46

Che venga accolto in un mare di merda e vomito.
Addio lurido sinistroso, non ci mancherai!

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flores 20 Febbraio 2016 - 10:09

anch’io lo odiavo non perchè sia di destra, ma perchè era un uomo falso e disonesto che ha sempre copiato tutto quello che li capitava. Un miserabile, altro c he una grande

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rino 21 Febbraio 2016 - 2:05

Ridursi a vigilare il pensiero di uomini che la pensano diversamente da lui non può che inorgoglire questi Ultimi: vuol dire che la loro visione del mondo era così importante e pericolosamente contagiosa che bisognava spendere tutte le proprie migliori energie per tenerla sotto controllo.

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Lando Orchestraglobola 23 Febbraio 2016 - 9:25

“Ridursi a vigilare il pensiero di uomini che la pensano diversamente da lui non può che inorgoglire questi Ultimi: vuol dire che la loro visione del mondo era così importante e pericolosamente contagiosa che bisognava spendere tutte le proprie migliori energie per tenerla sotto controllo.”

State parlando di cio’ che facevano i fascisti agli oppositori politici, giusto?

Perche’ non ve la prendete con Lando Orchestraglobola?
La sua chitarra vi fara’ fuori tutti.

Carogne

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Roberto 24 Febbraio 2016 - 6:02

Che articolo vomitevole…

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io 22 Giugno 2016 - 4:59

…per un personaggio vomitevole

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Sal Taurasco 24 Febbraio 2016 - 1:30

Caro Lando Orchestraglobola e Roberto voi siete vomitevoli e carogne! Gentaglia come il vostro amato Eco ha ridotto la cultura a pisciatoio, ha dato credibilità a quanto di più squallido umanamente esista dandogli pure la patina di arricchimento culturale. Gentaglia che sotto l’ipocrita religione “dell’umanità” ha aizzato i risentiti, i deficienti, i malriusciti, i vili, erigendo a morale le loro parole gutturali.
Hanno irriso, incolpate comunità con occhio torbido, hanno praticato l’arte fuggitiva del nomadismo in cui contano solo i capricci e gli istinti più beduini. Voi lo amate lui e altri, perchè in una società seria VOI SARESTE NESSUNO, e te Lando sei solo un ebetino che usa la chitarra, perchè con altro scapperesti con un coniglio! Che anche voi veniate accolte in un mare di merda e vomito!

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Nerone 25 Febbraio 2016 - 8:36

Era un traditore e voi siete figli e nipoti di traditori. Il dna non mente. Ora per paura ci fate invadere dai finti clandestini. Anche loro traditori.

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