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Altro che debito pubblico: le privatizzazioni servono a coprire le perdite sui derivati

by Filippo Burla
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derivati privatizzazioniRoma, 25 apr – Quasi 7 miliardi di perdite nel 2015. 6.8 per la precisione, ma non saranno duecento milioni a fare la differenza. L’Italia è il paese che nel 2015 ha perso, sui derivati, l’ammontare più elevato di tutta l’area euro. A riportarlo è uno studio Bloomberg su dati Eurostat. Allargando la visuale agli anni precedenti, la situazione non migliora: dal 2012 ad oggi, infatti, un’evidentemente non accorta politica finanziaria ha fatto perdere alle casse dello Stato oltre 21 miliardi di euro.

I derivati nascono come strumento di tutela dagli scossoni del mercato: dopo la crisi dello spread del 2011, dal ministero dell’Economia furono stipulati numerosi contratti di copertura, al fine di alleviare le sofferenze sull’immane molte di debito pubblico. Una strada scelta da molti paesi, i cui risultati sono stati però ondivaghi. Nei quattro anni, ad esempio, la Germania ha perso 5 miliardi e la Spagna 500 milioni, mentre Irlanda e Grecia – due fra i paesi più duramente colpiti dalla crisi – hanno addirittura guadagnato, rispettivamente, 100 e 500 milioni. Peggio è andata invece a noi, che con i nostri 21 miliardi di rosso superiamo da soli le perdite della restante intera eurozona.

Calando il debito calerà anche la necessità di affidarsi alla finanza strutturata e si potranno quindi ridurre i rischi, è il ragionamento. E come verrà ridotto il debito? La strada indicata da Renzi e Padoan è nota: dalle privatizzazioni arriveranno i miliardi utili allo scopo. Una via già tentata in passato, ma che oltre a problemi di natura contabile (cedere una cosa che rende X per ripagare un qualcosa d’altro che rende meno di X si chiama svendita) nasconde una verità: nel 2015 gli introiti da privatizzazioni, fra Poste, Enel e altre, hanno totalizzato 6.6 miliardi. Vale a dire quasi la stessa cifra che abbiamo pagato per le perdite sui derivati. Analogo discorso per quest’anno, quando con Ferrovie ed Enav l’introito assommerà – secondo ipotesi conservative – a circa 7 miliardi.

Filippo Burla

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1 commento

Cesare 25 Aprile 2016 - 3:43

Oltre allo stato che direttamente e senza responsabili chiaramente individuabili sottoscrive contratti fregatura in cui è evidente la perdita futura, la truffa sembra funzionare cosi’; le banche italiane oramai private e in mano straniera comperano titoli con ottimi rating da societa’ riconducibili agli stessi proprietari plutocrati. Dopo poco si scopre che i rating erano fasulli e diventano titoli spazzatura di nessun valore. Del resto si è visto che anche le società di rating sono controllate dagli stessi banchieri, e a queste viene addirittura dato il diritto di giudicare la solvibilità di intere nazioni con conseguenze sul costo del denaro per il paese coinvolto(vedi aumento spread e caduta di Berlusconi con indagini succesive della procura di Trani)!!
Dopo la fregatura data con i titoli tossici, i banchieri chiedono ai governi i soldi truffati con la scusa che le loro banche(private!!) non possono fallire!!Da pochi mesi poi siamo stati informati che le prossime fregature che le banche sicuramente prenderanno saranno pagate dai loro creditori, correntisti inclusi. E’ un ottimi sistema per drenare ogni risorsa indipendente dai banksters per ridurci alla fame e all’ obbedienza totale. E questi banchieri con i loro media si permettono di dare del razzista, populista,omofobo e altri epiteti e di farci la morale gay o gender anche!! Allucinante!!

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