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Varoufakis voleva tornare alla dracma. Ma Tsipras l'ha licenziato

by Filippo Burla
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yanis varoufakis dracmaAtene, 28 lug – Aveva lasciato il suo posto al ministero a sorpresa, una mossa che non era nell’aria. Con tanto di sequenza video montata ad arte dal Tg3 -colonna sonora strappalacrime inclusa- per farlo passare come l’eroe che si immola per dare alla Grecia una speranza nelle trattative e salvare quindi il paese e con lui anche l’Europa. A meno di un mese dalle dimissioni di Yanis Varoufakis, la realtà sembra invece essere un tantino diversa.
Perché a furia di parlare di piani A e piani B, nessuno pensava che alternative ve ne fossero. Eppure Varoufakis vi stava lavorando da tempo. A rivelarlo è lui stesso, in una registrazione nella quale l’ex ministro parla con alcuni manager della City di Londra. “Il primo ministro mi aveva dato il disco verde per formulare un piano B. Io ho messo in piedi un piccolo team che avrebbe dovuto lavorare sottotraccia per ovvie ragioni”, spiega Varoufakis. “Ci stavamo preparando -continua- su vari fronti. Prendiamo il caso dei primi momenti in cui le banche sono chiuse, i bancomat non funzionano e ci deve essere un qualche sistema di pagamento parallelo per permettere all’economia di stare in piedi per un po’ e per dare alla gente la sensazione che lo Stato abbia tutto sotto controllo e che ci sia un piano”. Prepararsi al cambio di valuta non traumaticamente, quindi, ostentando sicurezza sulla transizione in corso.
“Avremmo potuto estendere  il sistema agli smartphone con un’app e sarebbe potuto diventare un funzionale meccanismo finanziario parallelo: nominalmente in euro, al momento opportuno sarebbe stato convertito nella nuova dracma”, spiega ancora Varoufakis, dimostrando che il progetto era già particolarmente approfondito dal punto di vista tecnico. Il gruppo chiamato a ragionare sul tema dell’uscita dall’euro, d’altronde, ha lavorato alacremente per quasi cinque mesi per mettere a punto le strategie. Fra i suoi membri anche il celebre economista americano James Kenneth Galbraith.
La netta vittoria del “No” al referendum avrebbe potuto far scattare la fase due del piano. Serviva l’autorizzazione di Tsipras, che però non è arrivata. Ecco spiegato il mistero delle dimissioni di Varoufakis, che così stando le cose sembra più un licenziamento in piena regola.
Filippo Burla

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