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Gentile, il filosofo della grande Italia: ecco il secondo volume della collana “Gli Imperdonabili”

by Adriano Scianca
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La collana degli «Imperdonabili» prosegue con il secondo volume della raccolta: stavolta tocca a Giovanni Gentile, un vero gigante che si è tentato di dimenticare per la sua militanza fascista [IPN]

Giovanni Gentile, il poeta della grande Italia

La presentazione del secondo quaderno della collana «Gli Imperdonabili» è stata pubblicata sul Primato Nazionale di febbraio 2023

Introducendo in un denso volumetto uscito per Feltrinelli il pensiero di Gilles Deleuze, uno dei grandi protagonisti del nietzscheanesimo di sinistra degli anni Settanta, lo studioso Rocco Ronchi ha scritto: «La filosofia, in questa chiave, non è più allora un fatto compiuto ma un atto, un atto in atto, come avrebbe detto il nostro Giovanni Gentile, che per tanti aspetti è così prossimo a Deleuze». Gentile prossimo a Deleuze? Il teorico dello Stato etico, il filosofo del fascismo, il patriota religioso accostato al pensatore del Sessantotto, dei rizomi, dell’antiautoritarismo, della lotta al «microfascismo»? È una delle tante e periodiche riemersioni di Gentile, un filosofo che sembra «superato» e invece spunta sempre fuori lì, davanti a noi.

Nato come brillante interlocutore di Croce, entrato presto in conflitto prima filosofico e poi politico con quest’ultimo, Gentile ha forgiato più di una generazione di intellettuali italiani, e non solo grazie al ruolo cruciale svolto da ministro e da «filosofo di Regime». Caduto il fascismo, molti gentiliani sono transitati senza tanti complimenti al comunismo antifascista. Come conciliare le due cose? Semplice: è bastato dire che Gentile non fu un vero fascista. O meglio, lo fu come uomo, ma non come filosofo. Tra la sua filosofia e il fascismo non vi sarebbe stato nessun punto reale di contatto. In seguito, col passare degli anni, la presa dell’idealismo sull’intellighenzia italiana è man mano venuta meno. La generazione dei filosofi che ha spopolato negli anni Settanta ha cominciato a frequentare più Nietzsche e Heidegger che Hegel. Gentile è diventato un relitto del passato, un pensatore tedioso e rottamato.

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Ma, come dicevamo, ogni volta che qualcuno ha pensato di riporre l’attualismo nella soffitta delle idee scassate, abbiamo ritrovato il profilo austero di Gentile davanti a noi. Ecco allora che Emanuele Severino è venuto a spiegarci che il pensiero divenuto di moda, proprio quello di Nietzsche e Heidegger, era in realtà segretamente convergente con quello di Gentile, che i tre dicevano sostanzialmente la stessa cosa. Magistrale lezione, anche se pure Severino ha persistito nell’errore di affermare che Gentile non c’entrava nulla col fascismo, quando in realtà proprio i motivi di consonanza dell’italiano con i due giganti tedeschi erano quelli che lo legavano più intimamente all’idea mussoliniana. Ronchi ci dice invece che il pensiero del piano di immanenza, del libero divenire diveniente, è stato formulato da Gentile prima di ricomparire nei grandiosi affreschi dialettici di Deleuze.

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Scopriamo quindi di avere sempre avuto sotto gli occhi senza saperlo un pensatore cardine della modernità, che ha segretamente dialogato con i più grandi di sempre, spesso anticipandoli e superandoli. E oggi sappiamo con certezza che non si può pensare questo tempo, anche in ciò che esso ha di disturbante, senza fare ricorso anche alle categorie gentiliane. Avevamo in casa un pilastro del pensiero europeo, ma abbiamo preferito ucciderlo: prima fisicamente, poi con l’oblio e la banalizzazione. Eppure, egli è sempre lì.

Adriano Scianca

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