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“The Mule” di Eastwood escluso dagli Oscar: troppo politicamente scorretto?

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 3 feb – Certo, Clint Eastwood non è il principe del bon ton politically correct osannato dai liberal statunitensi, difatti una fetta di mondo lo tiene sul palmo della mano sia come attore, sia come regista e sia come libertario della parola e del pensiero non conforme. Lo disse anche dopo la vittoria di Trump che finalmente il popolo americano sarebbe stato libero di dire “figa” e di tenere una 44 magnum sotto il cuscino senza doversi preoccupare delle reprimende degli isterici pacifisti che, qua come là, del mondo non hanno mai capito niente e tantomeno ne comprendono il principio di realtà.
Oggi questo adorabile eretico si ripresenta al pubblico con l’ennesimo film che lo vede inaspettatamente anche protagonista, avendo, dopo Gran Torino, dato le dimissioni dai cast.
Si tratta de Il Corriere – The Mule, che uscirà in Italia il 7 febbraio. È tratto da un storia vera e narra delle vicissitudini di un ottantenne solo e al verde che si mette a fare il corriere della droga per il cartello messicano di Sinaloa, ossia quello di El Chapo, personaggio noto anche per la serie Netflix che riguarda la sua vita di signore della droga.

I signori dell’Academy, quelli che decidono quali film dovranno spartirsi gli Oscar, han deciso di non nominare il capolavoro del “buono dagli occhi di ghiaccio” lasciando spazio ad altri filmetti sulla cui qualità esprimiamo qualche dubbio, sopratutto perché The Mule avrebbe meritato ben più di una nomination. Chissà perché, allora, lo hanno bastonato. Il dubbio sorge spontaneo e riguarda il linguaggio non conforme a certi dettami linguistici utilizzato da Eastwood. Apostrofa certi interlocutori nel film con “lesbiche” o “negri” o, riferendosi a dei latini, “tutti uguali”.

Insomma, visto il braccio di ferro in corso tra Trump e i dem sul muro al confine col Messico, si rende ancora una volta evidente quale posizione abbia voluto prendere il mondo patinato di Hollywood composto da star del cinema e da giudici per le nomination che non nascondo la loro partigianeria ideologica.
Ammettere alla gara un film come quello significherebbe far segnare un gol a quel mostro di Trump che si sgola da anni sulla necessità di creare una barriera fisica per opporsi ai flussi migratori incontrollati provenienti dal Messico, fornendo quest’ultimo anche un bel po’ di manodopera al narcotraffico che da Sud investe gli States.
Vorrebbe dire prender coscienza del mercato della droga nato e cresciuto in quei luoghi (gli shit holes, sempre per dirla alla Donald) e dal quale è possibile difendersi anche tramite il rafforzamento delle frontiere, dei confini, dei controlli e della rudezza dei modi. Appunto, tutti concetti che il vocabolario liberal di quelli alla Meryl Streep non concepisce né ammette. Perché loro sono per il “volemose bene”, per la pace mondiale, per i peluche e i lumini sui luoghi degli attentati, e imegin ol de pipol cantata in dolente coro.

Il chilometro zero a parte quando ne servono settemila per portare ogni mattina il latte fresco al figlio artificiale di Elton John estratto dalla sua mamma naturale. Il surriscaldamento globale in estate e il freddo troppo polare quando è inverno, ed è sempre immancabilmente colpa dell’uomo bianco occidentale e della rivoluzione industriale. E la foresta amazzonica fatta a pezzi dalle ruspe cattive e gli oceani ingombri di plastica proveniente dalle nostre spiagge. Macchine elettriche, biciclette elettriche, cervello idem eccezion fatta quando a Leo Di Caprio, guru dell’ambientalismo mondiale, serve un panfilo di 50 metri per caricarci sopra venti ragazze avvenenti. Chissà da dove prendono la fantasia per riuscire a fare tutte queste fondamentali distinzioni.

Ecco, Clint Eastwood li manda tutti a cagare coi suoi film come Gran Torino in cui mostra le ombre del multiculturalismo imposto (anche) dalle sue parti. Lezioni che il mondo perbenista non vuol ascoltare. Sentenze di condanna di cui loro non vogliono perdere atto. E roghi per gli eretici che osano infrangere la sacra vetrina del politicamente corretto. In quegli Stati Uniti d’America in cui le statue di Cristoforo Colombo, presenti fino a poco tempo fa nelle università, vengono rimosse perché considerato un vile conquistatore. Un mondo impazzito in cui l’irrazionalità prende il sopravvento sul buon senso, e le buone intenzioni sui sentimenti di affetto che ognuno di noi dovrebbe provare per quella cosa inanimata detta Patria, altro termine divenuto tabù.

Non vincerà un Oscar, ma poco importa: a noi basta poter rimarcare la differenza con quelli là. Loro hanno Benigni, noi Clint Eastwood.

Lorenzo Zuppini

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8 comments

Raffo 3 Febbraio 2019 - 6:23

Il grandissimo Clint è un mito vivente, un artista immenso,un uomo vero…………..dall’altra sponda troviamo vacche,froci,sodomiti, drogati e puttane varie,ovvero tutto il radicalume hollywoodiano fatto di falliti e fallite milionari………..tutti sanno che il 60/70% dei messicani e colombiani cercano gli stati uniti per spacciare,delinquere e stuprare………..come da noi i clandestini,africani e non…………….da ricordare che molti e molte di coloro che ora sputano sul mitico Clint si sono arricchiti con i suoi film……….deiezioni umane ipocrite.

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Mario 4 Febbraio 2019 - 10:29

Egregio Zuppini, ottimo il suo articolo, condivido al 100%. Clint per me unico e il più grande fra i viventi del mondo del cinema. Peccato soltanto che il tempo e gli anni non si possano fermare, anche per una roccia come lui… Lunga vita al grande Clint.

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barby 4 Febbraio 2019 - 1:09

qui si perde il lume della ragione,sia da una parte che dall’altra. si possono avere ideologie diverse,opinioni diverse,teste di c..diverse……ma qua di fascismo vero e proprio ne vedo solo da un lato. che ironia LOL. l’academy fa il paio con baglioni ,sanremetto da due soldi(da milioni in cash,ma da zero in altro senso) ,che premiamo cani e porci,recitivamente parlando. complimenti!

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aly 4 Febbraio 2019 - 1:09

qui si perde il lume della ragione,sia da una parte che dall’altra. si possono avere ideologie diverse,opinioni diverse,teste di c..diverse……ma qua di fascismo vero e proprio ne vedo solo da un lato. che ironia LOL. l’academy fa il paio con baglioni ,sanremetto da due soldi(da milioni in cash,ma da zero in altro senso) ,che premiamo cani e porci,recitivamente parlando. complimenti!

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luis r. 4 Febbraio 2019 - 3:26

pensare che Eastwood è stato “scoperto” da un regista italiano, quando il nostro cinema sapeva pensare ancora in grande… che differenza da quei tempi… ora in effetti ci rimane solo Benigni. E forse nemmeno lui visto che, da quando è morto Vincenzo Cerami che gli scriveva i film, non ha più combinato niente

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Carlo Guerra 4 Febbraio 2019 - 6:57

Clint è grandissimo! Forse il più grande regista dei nostri tempi…. E per quanto riguarda la Academy…..No comment

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EUGENIO 8 Febbraio 2019 - 2:24

Per me ‘Il texano dagli occhi di ghiaccio’ rimane uno dei più bei film della mia vita, ma lo è stato perchè lui, e soltanto lui poteva interpretare la figura dell’eroe che gira ovunque, incontra gente di tutti i tipi, ma rimane sempre fedele a sè stesso, anche davanti al tradimento ed alla sconfitta. Mai un dubbio, mai un pentimento, un grande affetto per quelli che vestono la sua divisa, una lotta senza odio contro i nemici. Questo non ricorda niente su chi qualche decennio fa fece delle scelte nella nostra terra con gli stessi principi?Nessun altro attore avrebbe potuto farlo in un modo così convinto, lui ci crede davvero. Io anche.

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Lorenzo Traverso 26 Giugno 2019 - 1:26

Un bel film e’ un bel film. Un bravo attore e’un bravo attore. I contenuti si possono condividere o meno. Ma tutti vanno rispettati. Clint avrebbe dovuto vincerne 10 di Oscar. Grande interpretazione. Speriamo non sia la sua ultima.

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