Altra ragione di protesta è il referendum “antidemocratico” del 2015 che ha permesso al presidente, Serzh Sarkisian, di mantenere il suo controllo del potere auto- attribuendosi tempi più lunghi per il suo secondo mandato presidenziale che ora andrà a concludersi nel 2018. Il referendum si è svolto con gravi brogli, così come è stato dichiarato dagli osservatori dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. La lista dei prigionieri politici in Armenia è composta da 14 nomi per i quali i comitati per i diritti umani si battono a gran voce. Si tratterebbe di Voloda Avetisyan, Shant Arutunyan, Alek Pogosyan, Avetis Avetisyan, Liparit Petrosyan, Vardan Vardanyan, Vage Mkrtichyan, Albert Margaryan, Sevak Mnachakanyan, Ayk Arutunyan, Mkrtich Ovannisyan, Ayk Kuregyan, Gevork Safaryan, e appunto Zhirayr Sefilyan. Per questi attivisti reclusi si era pensato, in occasione della visita del Papa, di organizzare un flash-mob di iniziativa civica ma secondo la dichiarazione rilasciata dal gruppo di opposizione radicale “armenia’s founding parliament“, la polizia ha massicciamente violato il diritto di libertà e movimento di centinaia di persone inficiando la protesta. “Le azioni della polizia sono apparentemente illegali e violano i fondamentali diritti umani e la libertà” si legge dalla dichiarazione del gruppo che dichiara che tra i nuovi arrestati vi sarebbero: Shahen Harutyunyan, Gagik Yeghiazartyan, Ramik Manukyan, Tigran Manukyan, Vahram Petrosyan, Paylak Tevanyan, il giornalista Tigran Mazmanyan , Tigran Kirishchyan, Elmon Yeghnukyan, Mikayel Nazaryan, Sergey Kyureghyan, Nerses Gevorgyan, Sevak Manukyan and Hovhannes Ghazaryan. Anche il famoso scrittore armeno Gaspari che aveva ricevuto udienza dal pontefice e che avrebbe dovuto consegnare una nota al papa è stato bloccato quando la polizia ha voluto ispezionare il testo.
Da sottolineare che, all’inizio di quest’anno, il Comitato Direttivo del Forum della Società Civile del Partenariato Orientale ha espresso la sua preoccupazione per il crescente numero di violazioni dei diritti umani di attivisti civili e politici da parte delle autorità armene. “Dall’inizio del 2016, le autorità armene hanno inasprito la repressione contro gli oppositori politici e arrestando un altro attivista hanno aumentato il numero dei prigionieri politici a 13. La situazione è aggravata attraverso l’uso da parte delle autorità di strumenti palesi di pressione contro i prigionieri politici che sono attualmente in carcere. Gli attacchi e le minacce contro i giovani oppositori, attivisti civili e difensori dei diritti umani sono diventati più frequenti “, dice un comunicato stampa del 1 febbraio scorso del Forum della Societa’ Civile del Partenariato Orientale.
In questo ambito di gravi restrizioni e violazioni di diritti umani, di cui i media raramente parlano, si colloca la notizia di questi giorni della chiusura dell’ultimo mezzo di comunicazione dell’opposizione in Armenia, che forniva informazioni trasparenti, il portale “Prima informazione” (http://www.