Roma, 22 mar – Se non altro, niente no fly zone. Dopo averla chiesta a mezzo mondo, con il Parlamento italiano il presidente ucraino Volodymyr Zelensky s’è acquietato.
È sparita la no fly zone
Scompare la no fly zone, non il rischio di una guerra mondiale, ma ci accontentiamo, considerate le deliranti settimane passate di Zelensky, che collegandosi con mezzo mondo occidentale ha continuato a chiedere a tutti, imperterrito, di “chiudere i cieli dell’Ucraina”, quando anche un bambino con serie difficoltà di apprendimento comprenderebbe come tale mossa avrebbe significato dover sparare sui caccia e sui missili russi, con la ovvia conseguenza di scatenare una guerra di proporzioni incalcolabili.
Nel corso dell’incontro di oggi, forse spinto da un cambio di strategia comunicativa, Zelensky dunque una volta tanto non si sbilancia sui cieli chiusi, probabilmente perché la sua posizione reiterata stava un attimino mettendo in discussione l’immagine pacifista santificata da mezza stampa occidentale. D’altronde, se nel discorso si auspica la “pace continua, eterna” e altre favolette, qualcuno del suo staff precedentemente si sarà pur chiesto: “Ma l’immagine del nostro aspirante Gandhi non sarà un attimino macchiata dalla richiesta continua di qualcosa che obbliga, di fatto, ad estendere il conflitto a mezzo mondo?”. Almeno, questa è la speranza. Se corrisponda o meno a un aspetto sostanziale, ovviamente, ad oggi non ci è dato saperlo.
“Ucraina nell’Ue” ed altre mirabili strategie per calmare le acque…
Poco dopo il presidente del Consiglio Mario Draghi, forse per non sfigurare rispetto alle mirabili strategie del resto della cosiddetta “Europa”, decide di peggiorare il quadro e di proporre un altro argomento pacifico, placido, praticamente una camomilla della diplomazia, utile senz’altro a stemperare le tensioni e a raggiungere la pace in quel di Kiev: “Vogliamo l’Ucraina nell’Ue!”. Come se non fossimo già abbastanza impantanati in un conflitto che potrebbe condurci non solo in futuro ad evoluzioni ben più gravi, ma che già adesso sta preparando il terreno per una catastrofe economica con tutti i crismi, dopo aver già vissuto due anni all’insegna della depredazione a causa della gestione del Covid.
Incredibile, frattanto, che il signor Zelensky non abbia citato la famigerata “Resistenza”, il fascismo e ovviamente Mussolini, ovvero uno dei numerosi concorrenti – per l’universo parallelo progressista – al titolo di antenato di Vladimir Putin. Ma anche in quel caso c’è da pensare che lo staff del presidente abbia un attimino riflettuto su come non peggiorare una comunicazione spesso efficace nei suoi punti cardine, ma decisamente perdente sul fronte di un pacifismo a cui probabilmente stavano iniziando a non credere perfino i suoi più accaniti fan.
Stelio Fergola
2 comments
Per quanto mi concerne, ho osservato che:
-E’ stato invitato a parlare, non si è autoinvitato. Quindi chi, anche in Italia, ha consentito o costretto ciò a senso unico?
-Non si è potuta ascoltare la sua voce quindi tradurre direttamente, comprenderne timbro e tono. L’ aspetto era monocorde, da recita di altrui testo
-Ha palesemente giocato pesantemente solo sui sentimenti citando i bambini più del papa e conseguentemente il solo orco Putin piuttosto dei russi (da lui e i suoi accoliti perseguiti in patria addirittura facendoli ammazzare per anni)
-Sostanzialmente ha confermato di essere il rappresentante dei seminatori di zizzania a getto continuo!
Il Serpente Velenoso
“Lo stesso politico ebreo che ha promesso agli elettori un futuro dorato fa sprofondare l’intero popolo in una terribile disgrazia” – Ernst Hiemer. Norimberga. 1940.
«La creazione del $ervitore del popolo lascia molto a desiderare. Anzi diciamo pure che è fallita e abborracciata. Il Serpente Velenoso non ha fatto quello che ci si aspettava; un operaio che lavorasse come lui non resterebbe per sei giorni in officina.» – parafrasando Leon Bloy
https://telegra.ph/Il-Serpente-Velenoso-03-22
By Manlio Amelio