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“Aprile più caldo di sempre”: la “eternità” come strumento di convinzione delle masse sul clima

by Andrea Grieco
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Roma, 8 mag – Pensare che l’informazione mainstream veicoli notizie e riflessioni in modo oggettivo e disinteressato dovrebbe essere un’idea da tempo lontana dalla mente di ognuno di noi. Quotidianamente osserviamo come l’ingranaggio dei “professionisti dell’informazione”, dalla prima testata all’ultimo tweet, propini un’unica e ben determinata narrazione. È il caso, ad esempio, di tutto quel filone di fatti e approfondimenti riguardanti la famigerata crisi climatica in corso e del conseguente pessimismo apocalittico che vede l’uomo comune come unico colpevole (non interessandosi mai ai veri meccanismi che si celano dietro alle reali problematiche ambientali). Secondo tutti i principali media, l’aprile del 2024 è stato globalmente il più caldo mai registrato: l’aprile più caldo di sempre. Affermazione che lascia molte perplessità.

La narrazione del “sempre”

“Di sempre”, una locuzione che negli ultimi anni ha trovato moltissimo spazio nelle discussioni sugli eventi climatici. Se prima, facendo un esempio, quello appena passato era stato “l’anno più caldo dal 1987”, ora invece il tempo sembra essersi allungato in un passato indefinito: “l’estate più calda di sempre”, “la temperatura più alta di sempre” etc. Le contraddizioni risultano evidenti in ragionamenti come questi. Già affermare l’eccezionalità di un avvenimento rispetto ad una certa data significa automaticamente far intendere come, lo stesso fatto, sia avvenuto anche precedentemente a quella data o anno riportato, smontando quindi la retorica dell’emergenza climatica. Aggiungendo la categoria dell’eternità nel dibattito il discorso si complica ancora di più. Questo è per caso l’aprile più caldo anche rispetto a quando il nostro pianeta era una distesa di lava e metalli fusi? Cadiamo così nell’assurdo e nell’impossibilità di fornire paragoni per affermare l’eccezionalità assoluta di qualunque fenomeno di questo tipo. 

Difendersi dal mainstream

Questo è uno dei casi dove osserviamo l’azione capillare di modellazione da parte di giornali, siti e media generali sull’opinione pubblica. Un’impalcatura che, se analizzata solamente con un minimo di attenzionecrolla come un castello di sabbia sulla riva del mare. L’ennesima dimostrazione di come l’infosfera non sia per nulla un luogo neutrale nel quale avventurarsi senza protezioni e strumenti di difesa.

Andrea Grieco

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