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Berlusconi come Di Pietro: potrebbe tornare in Parlamento a fine ottobre

by La Redazione
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Roma, 13 mag – Come è noto, Silvio Berlusconi è nuovamente candidabile alla Camera o al Senato. Ottenuta la riabilitazione da parte del Tribunale di sorveglianza di Milano, infatti, sul leader di Forza Italia non gravano più gli effetti della legge Severino, a seguito della condanna definitiva per frode fiscale nel 2013. E così, dopo cinque anni dalla decadenza da senatore, Berlusconi può far ritorno in Parlamento.
Quello che non tutti sanno è che il Cavaliere non dovrebbe nemmeno attendere nuove elezioni politiche: in base al Rosatellum​, l’ex premier potrebbe candidarsi per un seggio uninominale.
La legge elettorale, infatti, prevede che qualora un seggio uninominale dovesse per qualsiasi motivo restare vacante, si debbano svolgere elezioni suppletive. E così per il leader azzurro potrebbe aprirsi la possibilità di tornare in Parlamento in tempi non lunghissimi, sempre che la XVIII legislatura vada avanti, che si formi un governo e sempre che un parlamentare di Forza Italia si dimetta o gli venga affidato un altro incarico incompatibile con il ruolo di parlamentare e scelga il nuovo incarico lasciando vacante il seggio.
La prima “finestra” utile, come proposto da Michaela Biancofiore, sarebbe quella delle regionali in Trentino Alto Adige, che dovrebbero tenersi il 21 o il 28 ottobre prossimi, dove ci sarebbero alcuni uninominali disponibili (alla Camera e al Senato) e i probabili candidati alla presidenza sono tutti parlamentari in carica, in quota Forza Italia e Lega. Il primo collegio “libero”, sarebbe quello maggioritario della Camera di Pergine-Valsugana per il quale dovrebbe correre l’attuale deputato leghista Maurizio Fugatti, che potrebbe cedere il posto a Berlusconi. In ballo, ma a palazzo Madama, anche i seggi delle senatrici in carica, Elena Testor (procuradora dei ladini eletta sempre a Pergine-Valsugana) e Donatella Conzatti (eletta nel collegio Rovereto Valle Garina).
Secondo i rumors, per adesso Berlusconi non avrebbe ancora deciso sul da farsi, anche se dentro Forza Italia il pressing per candidarsi subito si fa sempre più forte. ”Sarà il presidente, a questo punto, a valutare e decidere qual è la soluzione migliore”, spiega Giorgio Mulè, portavoce unico dei gruppi forzisti, che aggiunge: “Penso che molto dipenderà dall’evoluzione della crisi successiva al voto del 4 marzo”. Anche un altro fedelissimo della prima ora come Adriano Galliani invita a non tirare per la giacca l’ex premier: ”Ricandidarsi con le suppletive? Questo lo vedrà lui, la decisione spetta solo a lui e deciderà secondo giustizia, come sempre”.
Tra i “precedenti”, il più eclatante è quello del 1997, quando Antonio Di Pietro diventò senatore grazie alle suppletive che si tennero nel Mugello, perché si dimise Pino Arlacchi, eletto con il Pds, che intanto aveva accettato un incarico all’Onu.

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Dino Rossi 13 Maggio 2018 - 9:22

…era scontato.
Nessuna legge in n uno stato di diritto può essere retroattiva. Si può discutere 100 anni, ma ogni legge della Repubblica Italiana deve avere certi requisiti e rispondere al diritto ed alla logica. Ciò che non è espressamente vietato non reato.
È ciò che oggi non è reato non può essere perseguito domani se cambia la legge.
Oltre che giurisprudenza è logica.

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